Nord e Sud - anno II - n. 12 - novembre 1955

cervello per un bicipite ben rilevato » - lo scrittore siciliano aveva scelta ed esaltata la « grar1dezza dell'uomo medio, poco appariscente, ma vera e sostanziale ». Dopo la prima esaltazione giovanile, il fascismo era stata per lui l'esperienza unica, la fonte di un umore scanzonato che scorreva attraverso una assoluta e mesta solitudine, e si riscaldava e prendeva ad inveire soltanto quando la misura sembrava volta a volta colma e il clima non più oltre tollerabile; ma poi si riadagiava a rivendicare i diritti delle piccole cose, delle idee semplici, del costume borghese. Una condizione che non appartenne soltanto a Brancati, ma fu di molti, letterati ed uomini comuni; ma, a riesaminarla oggi, ci si accorge del come e del perchè, tra tanti << scrittori della fronda>>, tra tanti diaristi dell'antifascismo, pochi atteggiamenti fossero sinceri, meditati, rigorosi come il suo. Nel ricordare quel tempo, come moralista e come narratore, egli attinge alla più genuina evidenza: nella sua << disubbidienza » al fascismo, la poetica di Brancati era già tutta fissata, bisognava attendere soltanto che egli la vestisse dei panni e delle voci di uno o dieci personaggi da romanzo: <<••• Non rimaneva che puntare su un arduo, lucido, penoso, costante (e in talur1i casi eroico) antieroismo, con tutto quanto esso comporta: sorriso, buon senso, ostentato piacere della vita tranquilla, disfattismo sistematico, antipatia per la giovinezza e la salute, amore per la vecchiaia e la malattia, difesa strenua non solo dei costumi del borghese, ma anche delle sue abitudini ed usanze, e dei suoi vestiti, dei suoi baffi, dei suoi bastoni, ecc., venerazione per quei preti che, in veste di confessori, lo assolvevano dal peccato di << aver desiderato la morte di una certa persona>>, dato che questo desiderio era nato << a fin di bene», disprezzo per i combattenti perpetui, i generali bardati, gli sportivi, i navigatori, i trasmigratori e i pochi preti che si acconciavano a benedire i cannoni e facevano di S. Francesco il protettore dei violenti. .. ». (2) Attorno a queste ed altrettali lucide autodefìnizioni critiche, le quali - pur riferendosi ad un preciso atteggiamento politico - contenevano la sintesi di un temperamento, di una generica vocazione all'antiretorica, non restava all'artista che montare un ambiente, creare concretamete una tipologia narrativa, evocare un paesaggio. /_/ antieroe siciliano di Brancati ( 2 ) Ibidem, p. 99 segg. Biblioteca ino Bianco \

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