.. in un sobrio, realistico, felice contrappunto in sordina alla musica del mondo circostante, in un patrimonio di saggezza un po' ironica che servisse a spezzare l'esaltazione dei sogni o l'orgoglio dell'intelligenza o il grido della retorica: come una verità ufficiosa, impopolare, dimessa, mestamente e argutfiri:lente scherzosa, che non volesse, per modestia e originalità, gridare troppo alto le sue ragioni di fronte alla verità ufficiale, alla retorica codific-ata, ma le avanzasse ammiccando, sorridendo, beffeggiando con cautela. Più che la vocazione di creare personaggi e situazioni, egli aveva l'attitudine, il gusto e il piacere di modificare quelli tradizionali e convenzionali; accanto alla stoffa del romanziere, nascondeva l'aculeo spirituale del moralista. Per uno scrittore come lui, che l'abito della modestia e l'abitudine all'ironia facevano vivere costantemente in una quasi dolorosa insicurezza intellettuale, in una « nuvola di dubbi >>e,d arricchivano - quando più egli sembrava esercitarsi e tendersi nel sarcasmo - di << tolleranza e misericordia >>,il nemico morale era unico e proteiforme, assumeva i mille volti e le mille grinte del << fanatico »: << Una crudeltà priva di' follia e di rim'orsi, una pedanteria priva di scienza, una ingegnosità senza fantasia o estro, una barbarie senza candore e una corruzione priva di estetismo e perfino di mollezza, una vocazione al male miseramente occultata da nubi di stupidità, uno sguardo rivolto in basso con lo sconcio rapimento qi chi ha scambiato la terra per il cielo, una bocca che si serra con stento per masticare comandi sebbene già palesemente · slabbrata da urli servili, lo sprezzo del dinamitardo e il vestire del caporale, linguaggio di ribelle e stipendio d'impiegato, un essere in tutto beffato dal . demonio, e pazzamente orgoglioso della sua sconfitta, ecco il soggetto del nostro quadro >>•. ( 1 ) Nulla vale più di questi sfoghi del moralista a facilitare la comprensione della sua opera narrativa. Di fronte alla presenza di campioni umani come quelli or ora descritti, rappresentanti della << superbia, violenza, dismisura, follia della nostra epoca>>benevola verso il soddi~fatto di se stesso, il burbanzoso, cioè, per Brancati, verso l'idiota puro - condizione tanto diffusa da avere contagiato anche lui ventenne, sulle ali del << panmuscolismo » fascista, fino a spingerlo al desiderio di rinunziare a « due terzi di ( 1) Vitaliano Brancati, I fascisti invecchiano (Milano, Longanesi, 1946), p. 9 segg. Biblioteca Gino Bianco
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