statazione della inettitudine e dell'impreparazione della maggior parte dei laureati. La laurea in Giurisprudenza costituisce infatti allo stato attuale un titolo formale valevole soltanto per iniziare individualmente (magari sotto la costosa guida di insegnanti privati, all'uopo specializzati) lo studio di . quelle discipline necessarie per concorrere ad un determinato esame di concorso. Il che, se da un lato rende drammatica la situazione dei laureati che intendono sfruttare professionalmente la laurea, dall'altro fa sì che questa decada ad una condizione puramente burocratica e formale per concorrere a determinate carriere, venendosi a perdere in tal modo la funzione culturale che è propria degli studi universitari. La disfunzione e l'idoneità della facoltà di Giùrisprudenza a formare adeguatamente dei dottori in legge è stata già da lungo tempo avvertita, fin dall'epoca del fascismo, senza che gli autorevoli interventi e proposte di riforma siano riusciti fino ad oggi a mutare di un pollice l'antica e inadeguata organizzazione. Le ragioni di questo insuccesso sono forse da ricercarsi nel fatto che anche quando taluni « maestri » e << luminari >> dei nostri Atenei intervengono nelle discussioni che riguardano i problemi dell'educazione e della formazione culturale, preferiscono parlarne su riviste o giornali universitari con quel decoroso distacco che si addice alla loro dignità accademica. In questa guisa si dimentica che la reale funzione sociale della cultura richiede che dei suoi problemi si parli con adeguato impegno politico, affi.nchèi problemi dell'insegnamento e della formazione culturale possano assumere nell'opinione pubblica una intensità di interessamento pari a quella delle più dibattute questioni politiche. Soltanto in questo modo crediamo che i problemi delle Università possono finire col trovare una soluzione legislativa, e non più ristagnare nello sterile accademismo delle proposte di riforma studiate in ogni minimo dettaglio. Tornando al problema dell'adeguamento della laurea in giurisprudenza alle effettive esigenze culturali e professionali dei dottori in legge, riteniamo, in particolar modo, che nessun progresso si otterrebbe moltiplicando i corsi di laurea in giurisprudenza in tanti indirizzi quante sono le carriere e le professioni che tale laurea attualmente permette di intraprendere. Sembrerebbe più opportuno invece che si consel)tisse allo studente di scegliere di propria iniziativa le materie da approfondire in base ai propri interessi culturali ed alle proprie esigenze di formazione ai fini Bibloteca Gino Bianco
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