diritto romano si riduca ad un faticoso, ma inutile apprendimento di nozioni, che vanno totalmente dimenticate, appena sostenuti gli esami relativi. Di fronte alla genericità e all'evidente inadeguatezza di questi programmi, non deve fare alcuna meraviglia se gli studi in Giurisprudenza risultano insufficienti a formare una base idonea all'esercizio delle prof essioni. Questa peculiare caratteristica della laurea in Giurisprudenza trova in un certo senso la sua giustificazione nel fatto che svariatissime, e tra loro assai differenti, sono le professioni e le carriere di cui tale laurea costituisce il titolo formalmente necessario. E siffatta caratteristica poteva essere valida ancora cinquant'anni fa, quando la laurea in Giurisprudenza costituiva un titolo di studio ambìto dai più cospicui redditieri per ricoprire cariche onorifiche, al fine di soddisfare le più svariate esigenze di decoro e cii rappresentatività che si confacessero all'importanza del proprio censo. E spesso costoro, per tradizioni familiari o per la possibilità di una più facile guida da parte del << maestro >> della disciplina prescelta, potevano allora soddisfare anche più elevate aspirazioni professionali. Ma ciò non è più possibile al giorno d'oggi, quando la maggioranza dei giovani che vanno all'Università è costituita da individui che le tradizioni familiari devono fondarle e che si aspettano da tali studi una preparazione che li renda idonei alle professioni che intendono esercitare. Sicchè la genericità di questi studi costituisce per i giovani d'oggi una delusione che ancora una volta si trasforma in sfiducia nelle istituzioni dello Stato. Sfiducia che natur~lmente degenera sia in un deprecabile arrivismo che permea soprattutto le pubbliche amministrazioni (ove più facilmente queste masse diseducate e impreparate trovano possibilità di occupazioni); sia in un rinfocolamento dell'odio di classe verso le categorie più agiate, le quali, confortate dalle antiche tradizioni di famiglia, nonchè da una condizione economica più stabile e sicura, possono con maggior calma e lena prepararsi, per proprio conto, ai concorsi più difficili e all'esercizio ·delle professioni libere. La prova dell'insufficienza degli studi in Giurisprudenza è data dalle enormi difficoltà che i giovani laureati incontrano per prepararsi ad uno dei tanti esami che permetterà loro di esercitare la professione, oppure di intraprendere una carriera. Difficoltà le quali non derivano tutte, come pu- .re si potrebbe credere, dalla concorrenza che si determina per l'eccessivo ibloteca Gino Bianco
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