Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

lenza, e ciascuno variamente intinto di ignoranza e di miseria. Di questa povera umanità, Troisi si dà soprattutto a cercare - dove più sembrava nascosta ·o smarrita - la dignità umana, ed a propugnarla e difenderla; perchè dinanzi alla potenza automatica dello Stato-giudice questa p1ebe sembra ancor più misera, impari, ed il giudizio può assumere a volte il sapore di una agevole sopraffazione: cc Anche gli imputati dovrebbero indossare la toga. L'usciere li aiuterà a vestirla per nascondere gli stracci o il doppio petto, la carne livida o 'la camicia di seta. Le mani che in loro non hanno mai pace (le cacciano in tasca fin,chè il presidente o il carabiniere li rimprovera), potranno solo agitarsi nelle am~pie maniche senza che dal movimento si deducano nuovi indizi di colpevolezza. Un imputato vestito come i giudici e gli avvocati forse imporrà rispetto agli uni e agli a'ltri che non gli p-restano attenzione o gliene prestano quel tanto che è necessario per rafforzare l'opinione che già ne hanno. Ognuna delle due parti si palleggia l'imputato con la presunzione di saper tutto di lui. Con la toga, forse, egli, colpev·ole o innocente, si vedrà simile a chi lo giudica e lo difende ... » (pp. 32-33). È qui che la disperazione un pò cerebrale del Troisi fa i conti con la sua accorata pietà, e n'esce decisamente battuta. Ci sarebbe allora da cogliere nelle sue reali dimensioni e nei suoi precisi motivi l'atteggiamento morale del magistrato-scrittore. Indagine non più di letteratura, ma di costume, nel senso più lato; e, nel caso specifico, ricca di riflessi su'lla nostra vita di ogni giorno, sui nostri qu·otidiani interessi di meridionali e di « meridionalisti ». Distinguere, nella requisitoria del Troisi, le critiche di natura concreta, storica, sociale, ambientale, dalle reazioni em·otive e perfino dalle compiacenze intellettuali. E non è cosa facile: perchè in 'lui ogni addebito mosso a sè e agli altri nell'ambito del sistema attuale della giustizia non tarda a diventare, per eccesso di zelo o di umanità, polemica complessiva, demolitrice. E, di tanto in tanto, degli accenti patetici, indovinati: « Vorrei - egli scrive - che gli imputati capissero che siamo dall'altra· parte, zeppi di difetti, di dolori, di noia,. di ambizioni, di desideri meschini. Ho sbagliato. G'li imputati se ne accorgono o ne hanno il presentimento. Siamo noi che ce ne scordiamo e non ci giova. » (p. 192). Vorremmo dirgli ,che l'ideale sarebbe che tutti i giudici avessero i dubbi, le ansie, le nobili perplessità di cui egli soffre: ma che poi ognu,no si comportasse quasi tutto vada nel migliore dei modi; perchè la sola risorsa è fare ognuno il proprio mestiere, come meglio si può. Anche quand·o ci si sente irretiti e annientati, come i'l Troisi, nel brutale conformism<;> [60] Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==