Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

dinamismo economico fortissimo, sarebbero naturaliter più ricercati e finirebbero col prevalere su quelli italiano ,e francese. L'anno scorso a Parigi l' on. La Malfa ricordava ai tedeschi (e agli italiani e ai francesi) che l'Europa non si difendeva soltanto sul piano della C.E.D. ma anche, se non soprattutto, su quello dell'Unione Europea dei Pagamenti. Come i tedeschi non potevano sollecitare allora una politica europeistica e insieme spingere verso la convertibilità, così ora non vi sono alternative possibili per la Francia e l'Italia alla politica di convertibilità,. fuori di (una spinta sempre più coerente e consapevole verso la integrazione economica e verso il mercato comune. Il nostro europeismo non è una malinconia di intellettuali: noi siamo persuasi, e l'abbiamo ripetuto più volte e ci illudiamo di averlo dinzostrato, rioi siamo persuasi che una politica estera europeistica, una politica di integrazione economi'ca europea, è una premessa necessaria di una politica meridionalistica. Senza una rivoluzione nelle strutture e,conomiche, senza una 1nodifica prof onda del nostro mercato del lavoro e dei capitali, senza cioè un mercato comune europeo, una politica di intervento nel Mezzogiorno · è destinata a restare una politica a metà, che risolve, sì, certi problemi im.mediati, attenua taluni dislivelli paurosi, ma non elimina quelle strozzature della situazione generale italiana che a/,la fine pesano, più che su ogni altra cosa, sulla situazione meridionale. Il Piano Vanoni stesso, l'abbiamo già altre volte ricordato, urta nell'inesorabile realtà della nostra bilancia dei pagamenti. E se si vuole che non nasca morto, che non diventi una delle solite approssimazioni, si deve predisporre la sola politica estera che possa consentirgli di riuscire pienamente. ! Con questo non si vuol dire certo che tutte le paro_leche si sono udite in Italia negli ultimi mesi fossero superflue o banali. Dobbiamo anzi registrare con molta soddisfazione il discorso del 16 settembre a Salisburgo dell' on. Fanfani, di quello stesso on. Fanfani che troppe v.olte nel passato avevamo trovato alquanto sordo ai motivi della politica europeistica. Oggi egli ha il coraggio di dire - ed è la prima voce veramente responsabile ,ed autorevole che ha il coraggio di dirlo - che l'U.E.O. può servire alla difesa dell'Europa, ma non serve certo alla causa dell'integrazione europea, e che è quest'ultima che bisogna perseguire ad ogni oosto e con altri e pii't efficaci mezzi che nel passato, perchè quella è la sola via di salvezza pei nostri vecchi paesi. Questo dell'on. Fanfani è un grande passo avanti ed a noi BiblotecaGino Bianco

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