\ . produttività è bassa ed i costi elevati; la qual cosa, fra l'altro, costituisce un serio ostacolo al rimodernamento di esse. Di tale stato di cose si è avuto perfino esplicito riconoscimento nelle cosidette clausole di salvaguardia che il governo belga ha fatto inserire nel Trattato istitutivo della Comunità del Carbone-Acciaio al fine di proteggere, nell'ambito del mercato comune, la sua industria estrattiva nei confronti di quella di altri paesi. L'Italia, pur essendo membro di tale Comunità e contribuendo più di ogni altro, con il lavoro dei suoi emigranti, a mantenere la produzione carbonifera belga ad un soddisfacente livello quantitativo, non è ancora riuscita, nè direttamente, nè attraverso le istanze della Comunità, a far sentire autorevolmente la sua voce; va però dato atto alle autorità italiane di compiere ogni possibile sforzo al fine di ottenere un efficace intervento della CECA soprattutto per quanto riguarda la tecnica di prevenzi9ne degli infortuni. Tuttavia, in fatto di tutela ·dei nostri lavoratori nel Belgio, siamo ancora, come ha riconosciuto esplicitamente l'on. Dominedò, nella fase della realizzazione graduale dei presupposti più elementari. Avremo tempo di continuare tale opera di progressivo miglioramento? Oppure, per quel complesso di ragioni cui si è fatto cenno, l'emigrazione ita- •liana nel Belgio è destinata a ·flettersi ed a subire una più fortunata concorrenza straniera? Certamente il Belgio potrebbe continuare a rappresentare per noi un importante mercato di lavoro; e per questa ragione, nulla deve essere lasciato intentato affinchè i rapporti fra i due paesi si normalizzino completamente nel settore emigratorio e riprendano fiduciosi nel riconoscimento tangibile dell'opera dei nostri lavoratori. Per ora, l'unico fatto certo è che, nonostante la disponibilità di circa 7 .000 posti-lavoro, nessuna richiesta di lavoratori italiani è stata ancora avanzata; anzi siamo stati posti di fronte all'arruolamento preferenziale di minatori greci, il che sembra rappresentare soltanto un primo passo verso una maggiore e più vasta utilizzazione delle forze di un altro mercato del lavoro, affetto anch'esso dà grave disoccupazione. Resta quindi a sapere se l'istituzione della Comunità carbo-siderurgica non abbia dato vita, forse più nello spirito che nella lettera dell'accordo, anche ad un mercato comune del lavoro; in questo caso l'Italia dovrebbe trovarsi, rispetto alla Grecia, in una migliore posizione di negoziato per riconquistare antiche posizioni, a migliori condizioni rispetto al passato. Che se ciò non avvenisse, saremmo costretti a dover concludere, sebbene a malincuore, che la nostra politica migratoria si sarebbe dimostrata, ancora una volta, incapace di utilizzare gli strumenti in suo possesso per assolvere costruttivamente il proprio compito. GINO MARIN [56] Biblote.ca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==