.... tivo lontano, ma la premessa elementare per addivenire alla stipulazione di un accordo migratorio. È purtroppo invece un fatto dimostrato - e le stesse dichiarazioni ora riportate lo confermano - che la nostra politica migratoria, dall'immediato dopoguerra ad oggi, lungi dal rappresentare il frutto di ponderate decisioni, rispecchia il logico risultato di una serie di superficiali improvvisazioni. L'esperienza argentina, l'accordo con il Brasile, l'impianto di aziende-pilota nei luoghi meno· indicati del Sud America, l'inattività dell'Istituto preposto al finanziamento di imprese di colonizzazione ed, infine, le condizioni di lavoro dei nostri emigranti nelle miniere del Belgio, nonchè le tardive ed inutili recriminazioni e proteste, sono altrettante prove di questa improvvisazione. Se è vero che la nostra politica in questo campo deve tendere, anzitutto, ·a diminuire la pressione demografica interna, mediante l'accensione di nuovi e regolari flussi migratori, è altrettanto vero che altri indissolubili termini di questa politica, dai quali non è possibile prescindere, debbono essere la tutela e l'assistenza in tutte le fasi del processo migratorio e, soprattutto, la previdenza nei confronti dell'emigrante. Correre dopo ai rimedi è infinitamente più difficile e, purtroppo, molto spesso, impossibile. Ora, l'inchiesta giornalistica cui si alludeva sopra ha dimostrato che, nonostante l'intervento delle autorità italiane, le condizioni di vita e di alloggio dei nostri lavoratori nel Belgio non possono considerarsi migliorate; esse sono, ancora oggi, precarie ed insoddisfacenti, inferiori, senz'altro, alla lettera degli Accordi; mentre è soltanto di pochi mesi fa la concessione per i nostri minatori di poter compiere un adeguato addestramento al lavoro di fondo, prima di esservi impiegati con mansioni definite. Sulla insufficiente durata del precedente periodo - che peraltro rappresentava, come si è detto, un miglioramento - appaiono significativi i dati concernenti le percentuali comparate degli incidenti individuali sul lavoro fra minatori italiani e stranieri. Risulta, infatti, che, .... all'inizio della nostra emigrazione in Belgio, la percentuale di sinistri, calcolata su 10.000 lavoratori stranieri, era pari all'8,7 %, mentre quella relativa ai lavoratori italiani era esattamente del 14!7 %; e tale si è costantemente mantenuta, con lievi punte in aumento, fino a raggiungere il 16 %· E mentre i sinistri collettivi autorizzano il sospetto che le condizioni generali di lavoro nelle miniere belghe non siano, dal punto di vista tecnico, fra le più aggiornate e moderne, la percentuale degli incidenti individuali, fra i nostri lavoratori, attesta l'Ìnsufficienza del periodo di addestramento, quale è stato sanzionato negli accordi. Chi consulti poi un Annuario italiano di statistica alla voce << ripartizione della popolazione secondo le attività», e confronti quindi i dati relativi agli emigrati che lavorano nelle miniere belghe, non può non fare una strana constatazione: il numero dei minatori impiegati nel Belgio e nel Nord della Francia non corrisponde, per nulla, al totale dei lavoratori italiani che normalmente esercitano tale professione. Segno evidente, dunque, che I [54] Bibloteca Gino Bianco
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