Le sfavorevoli condizioni geologiche, idrologiche e climatiche sono tanto più da notare in quanto pastori e contadini formano la spina dorsale della struttura economica e sociale della regione. Scarsa la percentuale dei terreni seminativi, alta quella dei pascoli permanenti (rispetto alle medie italiane), scarse anche le colture legnose specializzate e dei boschi. Scarse le percentuali di molti e fra i più importanti prodotti agricoli, di molto maggiore portata la produzione della pastorizia, e tale da acquistare preminenza come fattore economico, alimentare e professionale del popolo sardo. Non trascurabili, ma saltuari, i cespiti dell'ulivicoltura e della viticoltura, attività suscettibili d'incremento. Nel quadro delle industrie, prevale in Sardegna quella estrattiva, per minerali metalliferi e non metalliferi e per combustibili fossili. Le tabelle dichiarano che gran parte dei minerali estratti dal sottosuolo sardo, subìto non più che u,n arricchimento nell'isola, vengono quindi portati altrove per le ulteriori fasi di lavorazione. Seguono per importanza le industrie idro e termoelettriche, quelle alimentari, quella tessile, quella del sughero, della ceramica e della vetreria, quella della carta da imballo, della concia e quella edile. In questi ultimi anni si è affacciata la produzione dello zucchero, del cotone e del riso. I dati recenti sulla rilevazione delle forze del lavoro indicano che il 45,3 per cento della popolazione attiva sarda trae i suoi mezzi di sostentamento dall'agricoltura, compresa la caccia e la pesca; il 27,7 per cento dall'industria, il 3,9 dai trasporti e commercio, 1'8,7 dal commercio, credito e assicurazioni, il 14,4 da altre attività. Come, poi, i dati sull'agricoltura dimostrano, a causa del suo scarso e spesso rudimentale sviluppo la produzione è, a parità di superficie coltivata, assai inferiore a quella registrata nelle regioni dell'Italia settentrionale e centrale e dell'Italia in generale; non dissimili sono le rese della pastorizia, a causa dell'allevamento brado, della mancanza di pascoli artificiali e di stalle. A un'agricoltura e a una pastorizia di scarso rendimento corrispondono paghe giornaliere inferiori a quelle corrisposte in Italia Settentrionale: ad es., la paga d'un bracciante agricolo in Sardegna è poco più della metà di quella corrisposta in Italia Settentrionale; mentre l'aliquota di popolazione occupata nel settore industriale si trova in condizioni migliori. Un 20-25 per cento degli addetti al settore industriale però appartiene alle industrie estrattive: discutibile vantaggio per l'economia regionale, sia perchè quasi tutte queste industrie sono in mano di Società industriali nazionali o straniere, che, all'infuori delle paghe operaie, ben poco, salvo qualche lodevole eccezione, lasciano in favore dell'ambiente locale; sia perchè, a causa di frequenti oscillazioni di mercato, il numero degli operai è instabile, cosi che, a periodi di occupa- [45] Bibloteca Gino Bianco
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