Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

• liardi di entrate coprono a mala pena le spese per il personale; dove a carico di ·ogni persona che lavora vi _sono tre inattivi, mentre nel resto dell'Italia · questo carico supera di poco l'unità, ed a Milano ne resta sensibilmente al di sotto. D'altra parte, gli insegnamenti che ci vengono dai risultati dei numerosi provvedimenti a favore della città di Napoli devono pur servire a qualcosa. Debbono farci aprire bene gli occhi sulle cause che hanno determinato l'attuale grave situazione cittadina, nonostante tante provvidenze. E ciò è tanto più necessario in un momento in cui un'altra legge speciale, quella del 9 aprile 1953, sta ·operando a favore di Napoli, in un momento in cui decine· di miliardi sono stati messi a disposizione dell'Aministrazione , Lauro (precisamente 32 miliàrdi per l'esecuzione di opere pubbliche, ed un contributo annuo di 3 miliardi per il riassetto della finanza locale). Sarebbe pertanto un giudizio semplicistico, quello di addebitare tutte le colpe dell'attuale disordine amministrativo agli uomini di Lauro, senza domandarsi, nello stesso tempo, perchè mai essi siano stati eletti nel 1952 con cosi largo suffragio. Questo successo elettorale ha avuto origine in un fenomeno più complesso di quello dei pacchi di pasta e delle scarpe spaiate. Se non si spezza il circolo vizioso nel quale si muove da anni la vita politica ed amministrativa napoletana, non si potranno mai avviare a soluzione i problemi che fanno della città una delle zone più depresse della penisola. Dire che la colpa di quello che succede ora a Napoli è di Lauro è dire una cosa esatta e inesatta nello stesso tempo. Perchè Lauro è il sindaco e non il podestà di Napoli, è stato eletto dal popolo e non nominato con decreto governativo. E se egli spende i fondi della legge speciale in un modo che noi riteniam,o dannoso agli interessi di Napoli, egli lo fa a ragion veduta, tanto è vero che molti si compiacciono con lui per i sottopassaggi di Piazza S. Ferdinando e pochi gli chiedono conto del perchè ostacola l'ampliamento ed il potenziamento del porto (già previsto nel piano di ricostruzione dei quartieri Porto, Mercato, Pendino ed adiacenze) e non prende serie iniziative a favore delle industrie e dell'artigianato. Egli opera cosi perchè ciò giova alla sua popolarità e spende il denaro che gli hanno procurato altre persone, raccoglie i frutti dell'iniziativa, dello studio, dell'impegno di uomini che l'elettorato napoletano ha mostrato di non conoscere o di conoscere poco. Il fenomeno ha radici profonde nel carattere del popolo napoletano e nella sua stratificazione sociale, due elementi che è difficile modificare se non attraverso un'opera lunga e continua. È questo il compito delle organizzazioni politiche d'ispirazione democratica, ed esse vi si debbono dedicare con il massimo impegno, se vogliono risollevare politicamente l'elettorato napoletano e contribuire alla soluzione dei problemi cittadini. [39] Bibloteca Gino Bianco

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