Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

\ com'era ad una limitata cerchia di persone nel periodo del ristretto s,uffragio elettorale o durante il ventennio fascista, essa acquista oggi ben maggiore rilievo. L'azione delle co~enti democratiche sarà tanto più validamente indirizzata sulla giusta via degli interessi cittadini, quanto più coscienti dei loro problemi e dei mezzi che occorrono per risolverli saranno gli uomini che le rappresentano. Da quando Napoli cessò di essere la capitale più importante della ·Italia divisa, poichè non seppe sostituire alla sua economia di consumo un'economia produttivistica - d'industrie, di commerci, di traffici - il tenore di vita della città andò sempre più degradando. Man mano che &i consumavano le riserve del risparmio dei redditieri e le ricchezze delle campagne qui richiamate dal fasto della corte e degli interessi che si muov·o·no in una grande capitale, la depressione economica della città si fece sempre . ' p1u grave. Ma prima che i problemi economici e sociali si aggravassero al punto di richiamare rattenzione degli studiosi e degli uomini di governo, furono quelli del risanamento delle zone più malsane della città che s'imposero alle autorità del tempo. Già subito dopo l'Unità si parlò di un grande acquedotto, che fu, poi, quello del Serino; nel 1868 l'insigne igienista Bonomo propose in Consiglio Comunale una rete razionale di fognature e nel 1876 (sindaco il duca di S. Donato) si compilò un progetto per il bonificamento dei fondaci: cortili vecchi e luridi, vicoletti senza uscita, chiusi tra alte fabbriche, d·ove la gente viveva in abitazioni prive di luce, di aria, di acqua, di qualsiasi sistemazione igienica. Ci volle, però, il colera del 1884 perchè il problema di Napoli fosse posto all'ordine del giorno della Nazione. Ed Agostino De Pretis potè - prevenendo con una espressione drastica l'opera dGl picco-ne che doveva aprire la traccia del futuro cc rettifilo » - racchiudere tutto un programma urbanistico nella frase « occorre sventrare Napoli », certo di non essere accusato di esagerazione. Avemmo la legge del 15 gennaio 1885 che fu detta del· « risanamento di Napoli»: una grande arteria, belle strade ed un nuovo rione, il Vasto; ma, dietro il paravento delle vie nuove, rimasero i fondaci. Nicola Amore, che aveva lottato per l'acquedotto e le opere di risanamento e di bonifica, volle che la sua fosse chiamata l' << amministrazione della fognatura »; ma, dopo essere stato sindaco per sei anni, dal 1883 al 1889, non fu rieletto nemmeno consigliere della minoranza. L'esecuzione dei lavori intrapresi si trascinò per decenni, tra liti e corruzioni, che por~arono, alla fine del secolo scorso, all'inchiesta Saredo. Un esempio illuminato dell'incomprensio·ne della grande opera di risanamento progettata, e di quanto era stato già fatto, si può trovare nelle parole scritte in una pagina autobiografica da Salvatore Bibloteca Gino Bianco

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