Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

società miste con rapporto di terra, da un lato, e capitali e capacità tecniche e impre.Q.ditoriali, dall'altro. Si tratterà, in ogni caso, di operazioni delicate e pazienti, le stesse che sono all'origine di ogni altra impresa, industriale o commerciale, in una economia basata sulla privata iniziativa. Se vogliamo, tuttavia, e.ffettivamente creare « un insieme vitale di azienàe agrarie private mediante capitali prevalentemente privati » non ci sono · altre vie, dato che l'intervento diretto degli Enti di colonizzazione non farebbe altro che arruffar la matassa e impedire la soluzione, scoraggiando l'iniziativa privata, che bisogna, invece, incoraggiare. Molto più grossa è la seconda questione, della quale la prima e la terza sono, in un certo senso, derivate e accessorie. È stato più volte dimostrato che con i capitali reperibili nelle tasche degli attuali proprietari o ricavabili dalla vendita d'una parte delle loro terre la trasformazione delle attuali aziende estensive in aziende irrigue intensive e la loro dotazione con i necessari capitali di esercizio non si fanno. Sono necessari apporti cospicui di capitali esterni, che solo in piccola parte potranno ottenersi per via di credito, sia pure riformato. I calcoli sono stati fatti più volte, e hanno dimostrato come - anche nel caso dei più lauti contributi da parte dello Stato - occorrono investimenti pari alle 800 e più mila lire per ettaro. Per le medie e le grandi aziende - che sono anche quelle << capaci di realizzare ordinamenti intensivi corrispondenti alla più alta valorizzazione dell'acqua irrigua>> - ciò significa che il capitale occorrente corrisponde a quello necessario all'impianto di un piccolo o medio stabilimento industriale. È, pertanto, convinzione maturata da tempo in coloro che con serietà si sono .occupati del problema, che occorra applicare al finanziamento delle imprese private di trasformazione fondiaria le stesse facilitazioni che la legge ha accordato al finanziamento delle imprese industriali nel Mez- . zog1orno. Se, perciò, il Ministro Colombo e il Ministro Campilli vorranno realmente far uscire la bonifica nel Mezzogiorno dalle strette nelle quali si trova, non hanno che da riprendere gli studi fatti a più riprese in argomento e portarli rapidamente alle concrete conclusioni, che un esame di dettaglio di singoli aspetti del problema suggerirà. Non mancano certo gli uomini che possono aiutarli a venire in pochi mesi a capo di questo problema. Bibloteca Gino Bianco ·

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