• lavoro filosofico abbandonando gli strumenti di ricerca tradizionali ed adottandone di nuovi. Il che si riduce, come ha scritto Bianchi-Bandinelli (cfr. · l'Unità del 30 agosto), << alla introduzione in Italia di mode culturali di origine anglosassone e di sviluppo nordamericano»: e si sa che per i nostri bravi marxisti quel che è americano non si deve leggere ma si deve soltanto criticare come reazionario e barbarico. Quella che Bobbio vorrebbe introdurre in Italia è la « cultura all'ombra dei monopoli», è l'oppio che << l'itn- , perialismo americano » si proporrebbe di somministrare ai suoi « satelliti >> ' per meglio dominarli ed opprimerli politicamente. Così suona una recente risoluzione della commissione culturale del P.C.I. e così gli intellettuali comunisti, maggiori e minori, vanno proclamando. Se i nostri bravi marxisti siano o no in ritardo su certe tendenze che sembrano affiorare in una capitale che sta loro molto a cuore, è forse troppo presto per dire e comunque non è nostro compito stabilire: quel che ci interessa porre oggi in rilievo è che, per denunciare e combattere questa nuova « insidia » del « ceto dirigente che fa capo alla grande industria monopolistica e all'alta finanza», essi vengono rispolverando i luoghi comuni della « robusta e vitale cultura nazionale italiana», che si resero tristemente famosi in un periodo abbastanza recente della storia del nostro paese. Ad Alicata sono spiaciute, dunque, la sentenza di Bobbio e la motivazione di essa, così che egli ha sentito il bisogno di dar fiato alle trombe dell'ottimismo: è vero che i comunisti hanno disseccato Gramsci (anche lui come Guttuso: ma è una malattia!), che non hanno combattuto con sufficiente intelligenza e prontezza le nuove ideologie che fioriscono << ali' ombra dei monopoli>>; ma questi sono in fondo peccati veniali, che si ri- -eordano perchè il genere letterario dell'autocritica messo in voga dai comunisti non abbia a soffrire e da cui, in ogni modo, è abbastanza facile riscattarsi. La cosa sostanziale è che Atene si è trasferita non a Napoli e tànto .meno ad Oxford o a Cambridge, ma a Mosca e a Pechino: la rivoluzione che è in corso nel mondo ha rinnovato anche la cultura italiana, le ha fi11almente dato una linfa vitale, l'ha fatta uscire dall'Arcadia dell'idealismo e dello storicismo, l'ha consacrata cultura progressiva. Sono i comunisti .che hanno diffuso a migliaia di esemplari le opere di Marx, di Engels, di Lenin, di Stalin, di Gramsci, di Togliatti, che hanno avviata la conoscenza della società italiana, che conducono oggi la lotta per il rinnovamento ,culturale: quegli intellettuali, perciò, che si sentono smarriti e rifiutano Bibloteca Gino Bianco
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