Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

• risponda ad una convinzione profonda dell'autore, è provato dal fatto che egli ha ripreso e svolto lo stesso concetto altrove (Cultura vecchia e politica nuova, nel Mulino, luglio 1955, pp. 586-87), collegando la diversità delle due tradizioni culturali, del Nord e del Sud, ai due diversi tipi di società sviluppatisi nel nostro paese, la prima prevalenteniente industriale e << di più lunghe tradizioni individualistico-borghesi e sindacali-socialiste», e la seconda prevalentemente contadina, << ancora semifeudale ed anarchica ,>. Per conseguenza di ciò anche oggi << nei movimenti avanzati della loro cultura in lotta contro la cultura tradizionale, clericale, retorica, umanistica», il Nord si muoverebbe r1ella direzione illuministica, propria del liberalismo radicale, mentre il Sud si orienterebbe verso una direzione storico-materialistica, propria del neo-marxismo, la prima direzione rappresentando la rivoluzione liberale di Gobetti, la seconda la rivoluzione comunista di Gramsci. Ci ripromettiamo di tornare in uno dei prossimi articoli sui problemi che pone qui Bobbio (e di tornare insieme su tutta la posizione che egii rappresenta): ma vale intanto la pena di osservare subito che la sua sintesi, se da un lato spezza lo schema storiografico su Gobetti che oggi i comunisti vorrebbero accreditare, d'altro canto semplifica troppo e trascura quelle matrici culturali che Gobetti aveva in comune con Gramsci, cioè proprio le matrici idealistiche. Non solo, ma la sua caratterizzazione della società meridionale ( << semifeudale e anarchica >>) è alquanto sommaria, come sommario il giudizio sulla tradizione culturale meridionale. E finalmente può veramente renderci conto questa spezzatura geografica della storia del pensiero italiano dell'ultimo secolo? Può uno spartiacque di questo genere sostituirsi ad un problema storico? Come si spiega, allora, in questa visione, nella visione di una scuola positivistica come « fenomeno quasi esclusivamente settentrionale», il fatto, per non fare che un solo esempio, che il più grande pensatore politico italiano della scuola positivistica, Gaetano Mosca, venisse da Palermo? O l'Università di Napoli a quel tempo era tutt'intera un dominio in partibus infidelium degli spiritualisti ed idealisti? E d'altra parte se Croce ha con fermezza implacabile polemizzato coi positivisti, se li ha così maltrattati e se ne ha respinto le dottrine, • si può dire perciò che la tradizione culturale del Nord, quella del radicalismo di Cattaneo ad esempio, gli sia restata estranea? O non è da vedere piuttosto come egli l'abbia elaborata e in che misura abbia subito l'inBiblo.teca Gino Bianco

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