solo accenno positivo nell'articolo •di Guttuso, e la conclusione, come s'è accennato più sopra, ha del patetico: << forse in noi è mancata la fiducia del rinnovamento, quella fiducia che fa rischiare l'errore ... È mancata la libertà di azione intellettuale, e soprattutto per nostra interna insufficienza ')".'. Dieci anni di lavoro intellettuale e di impegno umano: il vuoto, dunque, 'e la tristezza del vuoto? Ma allora a che giova, Guttuso, tirare in mezzo, tra se stesso e i propri errori, Croce, tirare in mezzo la diffidenza provinciale e crociana contro tutto quello che avviene fuori della direzione prestabilita? Queste proposizioni potranno mettere in regola, forse, i rapporti col partito ma non certo quelli con la coscienza; potranno servire la chiesa ma 110nservono certo la verità e l'arte. ) Anche Norberto Bobbio è alquanto pessimista sul lavoro che s'è fatto in questi dieci anni: il maggior risultato - egli scrive - è che abbiamo scoperto appieno le nostre insufficienze culturali, abbiamo potuto constatare che esse sono all'origine di molti altri mali che ci affliggono, mali politici e sociali che forse non sospettavamo neppure e che in ogni modo fino a qualche anno fa non connettevamo affatto con le cose della cultura, abbiamo compreso tutto questo fino al punto di tenere per insopportabile la nostra condizione ·attuale. È, come si vede, un giudizio tutto in rilievo, brusco, amaro) che può sembrare paradossale, come paradossale ed ironica - s'è già accennato - ne è la motivazione: la presunzione italiana che la scuola di Atene fosse ormai trasferita per sempre a Napoli, che la filosofia, dopo aver a lungo errato per l'Europa, si fosse stabilita in Italia, anzi 11elMezzogiorno. C'è nelle parole di Bobbio una curiosa eco polemica, di polemica antimeridionale: come per certi meridionalisti oltranzisti e semplificatori la causa di tutti i mali politici, economici e sociali del Mezzogiorno si doveva cercare nella ' conquista piemontese ' e nel conseguente sfruttamento coloniale cui le provincie del Sud sarebbero state sottoposte; così per Bobbio la_causa di tutti i mali e di tutte le insufficienze della cultura italiana contemporanea andrebbero cercate nella dittatura filosofica esercitata dai meridionali (leggi: soprattutto da Croce), nel loro' genio speculativo ' che avrebbe sterilizzato i motivi validi e sani della cultura del Nord. Così si sarebbe dispersa la « tendenza meno speculativa» e il << maggiore rispetto dell'esperienza », tipici della cultura settentrionale; così si sarebbe dispersa la tradizione del << liberalismo radicale >>, che va da Cattaneo ad Einaudi. Che questo non sia soltanto un accenno fugace, ma corBibloteca Gino Bianco
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