Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

• • storicistica e crociana, conviene analizzare gli interventi di _Guttuso, di Bobbio e di Alicata e le considerazioni che in essi sono fatte sulle vicende della cultura italiana degli ultimi dieci anni. Quella di Guttuso è una confessione che ha del patetico: è difficile non avvertire dietro un'autocritica che si vuole distaccata, dietro le contraddizioni e i giudizi superficiali e sommari e lé affermazioni orecchiate, un sincero smarrimento. Al punto che quasi si ha rimorso (ma pur si deve farlo) di contestargli l'ignoranza di cose filosofiche, di contestargli le sue contraddizioni, di chiedergli perchè quella che egli chiama la ' corsa all'Europa ' degli anni '35-'36, il contatto con la cultura europea, è in quel giro di anni un fatto positivo, mentre più tardi lo stesso desiderio di confronto con altre culture - e sia pure soltanto con altre mode culturali - venga definito ' formula cosmopolita ' e spacciato sbrigativamente per corruttore. Si ha rimorso, si diceva, a contestare queste cose a Guttuso, quando se ne leggono altre inframezzate ad esse, quando si vede che il discorso tende inesorabilmente a prendere la piega della confessione del fallimento. Il fallimento di un'artista che a un momento della sua vita aveva, senza indugio e senza perplessità, scelto la strada dell'artista 'impegnato' e l'aveva percorsa interamente. Ed oggi si ferma ad analizzare quella strada e la trova peggio, assai peggio di un viottolo senza uscita; la trova una gran<le strada, quella che ha più sbocchi di tutte le altre, la strada della facilità. Il 'populismo', il 'ritorno a questo o quel maestro del passato', la tecnica dei 'messaggi', appaiono a Guttuso altrettante soluzioni di 'facilità', altrettanti modi di riempire il vuoto col falso, di fare dell'accademia al posto dell'arte: il problema, quello vero, che stava a cuore al Guttuso di ieri, sembra, dunque, essere restato un problema, misterioso e difficile ed insoluto come ieri, con in più il sentimento di oggi, di aver sprecato tempo e fatica, di aver forse compromesso, col troppo prolungato contatto col freddo e col vuoto dell'accademia, il genuino impegno iniziale. Guttuso si sforza anche di individuare gli errori: noi artisti o intellettuali comunisti - egli scrive ad esempio - non abbiamo abbastanza approfondito Gramsci, ma ci siamo limitati a riverirlo: gli abbiamo cioè rifatto il verso, abbiamo preso la schiuma che sta sulla cresta e ci siam lasciata sfuggire la forza dell'onda; così le tesi di un Antal o di un Lukàcs, le abbiamo affrontate semplicisticamente, senza intendere i motivi più validi, senza farle veramente nostre, senza trasmetterle nella nostra più viva esperienza. Non pare che vi sia un . Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==