Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

vita collettiva... Laddove la vita è ridotta a pura vegetazione, la storia non può farsi in proforidità, ma in estensione; giacchè anche nel singolo è molto più importante il momento collettivo, il peso della tradizione, dell'ambiente, della necessità sociale rispetto al momento individuale ed alla forza della personalità ... » In Vino e pane ( che fu edito in italiano - prima in Svizzera e poi in Inghilterra - nel 1937), la << storia sociale, di classi e di categorie», diventava anche storia spirituale del singolo, meditazione, sofferenza, lotta individuale. La narrazione si distacca dal realismo volutamente impersonale di Fontamara e il discorso si fa talvolta sentenzioso, nell'adattarsi alle necessità di una più complessa indagine psicologica. L'autore si rappresenta direttamente, al di là del tramite costituito, nel primo romanzo, dai personaggi che narravano a turno, in prima persona, le vicende loro occorse. 11 regime fascista si è consolidat0 - la storia di Vino e pane si riferisce infatti al periodo dell'impresa d'Africa - ed ha distrutto in sè ogni intemperanza, sia pure falsamente e goffamente, rivoluzionaria; al disperato fatalismo dei cafoni d'Abruzzo fa contrasto, in tanti maggiorenti di provincia, che magari dicono di abbracciare la causa del popolo, una immobile ed ipocrita irreprensibilità ufficiale, una omertà servizievole e grottesca, che è l'emblema più avviliente del fascismo. In tale stato di cose, l'empito libertario dell'individuo diventa un atto inesplicabile e magnifico: assume il senso di un'estrema afferma- • zione della dignità umana. Il vero protagonista di Vino e pane era Bibloteca Gino Bianco .... dunqu~ simbolico: era la giustificazione umana e la ragione morale della rivolta, il valore individuale e sociale della cospirazione, la ripércussione di questa lotta nella coscienza del singolo. Ma era soprattutto il dolore per il popolo, che è ancora idealmente al centro di questa ribellione, ma fisicamente ne è distaccato, a causa della sua maggiore condanna, che non è la miseria, ma la rassegnazione, l'omertà, l'ignoranza, il conformismo che la permanenza secolare della miseria produce. E poi c'è il solito motivo mistico che ritorna, ma arricchito qui di una nuova consapevolezza, frutto di un nuovo travaglio spirituale: in Fontamara una sofferente immagine del divino affiorava dalla muta sopportazione dei cafoni; in Vino e pane è lo spirito stesso del Cristianesimo che segue ed anima le fatiche di chi lotta per il popolo, anche se dal popolo stesso è ignorato o schernito: è la posizione di élite della << vox clamantis in deserto ». Don Benedetto, il sacerdote antifascista, che è il primo personaggio che s'incontri nel romanzo, è una figura espressamente creata per simboleggiarvi questo tema del populismo cristiano. I motivi della sua rivolta contro la Chiesa costituita non superano i termini di quell'acceso rigorismo morale donde sogliono scaturire le eresie ultracristiane; mentre le ragioni della sua opposizione al fascismo si esprimono attraverso una non meno solita tematica ' da messaggio evangelico: << le volpi hanno le loro tane, gli uccelli del cielo hanno i loro nidi, ma il figlio dell'uomo non ha nulla sul quale posare la testa ». Tali richiami religiosi si ritrovano nella formazione ideologica del protagonista,

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