Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

IGNAZIOS1LoNE, Vino e pane, Milano, Mondadori, 1955. Dei romanzi di Silone che videro la luce durante l'esilio, soltanto Vino e pane non era stato finora pubblicato I.in Italia; generalmente se ne conosceva soltanto una breve riduzione teatrale, comparsa a Roma nell'immediato dopoguerra, col titolo Ed egli si nascose. Ma già in Fontamara, edito dal Mondadori a quasi vent'anni di distanza dalla sua prima comparsa (che ebbe luogo in Svizzera nel 1930), e poi nel Seme sotto la neve (Mondadori, 1950), ed infine nel più recente Una manciata di more (1952), il lettore italiano aveva potuto entrare in contatto col mondo caro alla narrativa siloniana. Il sostrato ideologico su cui si fondava l'umile visione di Fontamara - che precede di oltre un lustro la comparsa di Vino e pane - era tra i più semplici e facilmente delimitabili: una sorta di populismo umanitario nel quale raramente appariva l'intenzione polemica come tale. L'avversione dello scrittore al Regime fascista era attenuata e come mimetizzata nell'ignoranza e nel fatalismo dei suoi personaggi, · nella cui corale umanità e nella cui rassegnata sofferenza non era Bibloteca Gino Bianco RECENSIONI I difficile già individuare i primi accenni di quello che sarà poi il « messaggio cri-- stiano » di Silone. Attratto in modo esclusivo dal valore morale di quella sua primitiva società contadina, lo scrittore non si affaticava troppo nella ricerca di un originale tramite letterario per rappresentarla: la sua << antiletterarietà )) ben si attagliava al soggetto della narrazione, anzi ne coadiuvava e valorizzava i momenti più efficaci e gli accenti più sentiti. Fontamara era insomma ancora una pura e semplice esposizione delta gerarchia rudimentale del mondo, com'essa è disposta nella mente del << cafone » abruzzese: da Dio, << padrone del cielo >>, attraverso << il Principe di Torlonia, padrone della terra », fino al bracciante di Fontamara. ~Ua base della piramide, nel luogo che in questa ingenua scala di valori era assegnato ai contadini d' Abruzzo, il fascismo era in fondo una realtà ignorata; si presentava, per i più colti tra i cafoni, come una incarnazione transitoria del mito dell'autorità, che è immutabile. « La storia di Silone - scriveva nel '34 Carlo Rosselli, recensendo Fontamara nel giornale clandestino Giustizia e Libertà - è storia sociale, di classi e di categorie. Il caso singolo non conta, o conta per quel tanto che incide nella

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