Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

vede che l'unità e la conformità delle opinioni, tanto care a Cesarini e Onofri, non si sono realizzate. Prima, tuttavia, di passare ad un'analisi più particolare, conviene a questo punto mettere da parte quegli articoli che non toccano il centro effettivo della questione (e sono purtroppo la maggior parte). Sarebbe del tutto inutile, infatti, attardarsi a discute.re la concezione imperialistica del ' neorealismo ' che sembra avere Zavattini, la proposizione che il « neorealismo costituisce attualmente l'unico tessuto connettivo della vita nazionale» (cfr. Il Contemporaneo, n. 27, 2 luglio): dopo tutto gli stessi comunisti, se l'equivoco non facesse loro comodo per altri motivi, si preoccuperebbero di dimostrare che il neorealismo che essi hanno in mente ha assai poco da dividere con la fatuità semplifìcatrice, la letteratura travestita e il marciume decadentistico coperto di bei sentimenti da ' anima bella ', che a tutt'oggi sono le caratteristiche peculiari dell'opera zavattiniana. Del resto Moravia (cfr. Il Contemporaneo, n. 29, 16 luglio), ha mostrato con molta chiarezza l'equivoco di questa nuova moda letterariocinematografica: « essa.si presenta sotto l'aspetto allettante e tutto moderno di uno sperimentalismo realistico, o meglio neorealistico, di un'ambizione insieme documentaria ~ lirica, di una predilezione ragionata per le rappresentazioni locali, dialettali, autobiografiche e spontanee >> per concl11dere alla fine in un << nuovo provincialismo>>. E sarebbe altresì inutile dimostrare ad Aloisi che tutte le sue genericità sui rapporti di scienza e società sono o ovvie o inutili, dal momento che si tratta di cose risaputissime e comunque poco o nulla hanno in comune col problema che l'interessa, il problema della fortuna delle scienze sperimentali nel nostro paese, un problema che, a quanto egli stesso sembra ammettere, si risolverebbe col dare una migliore posizione economica ai ricercatori puri, senza alcun bisogno di quella rivoluzione totale che pur viene quasi invocata nella conclusione del suo scritto. D'altro canto, troppo lontano ci porterebbe una puntuale discussione dell'articolo vivo e concreto di Calamandrei (cfr. ll C ontemparaneo, n. 32, 6 agosto), sulle << tre generazioni >> di studenti che si sono seguite nelle università italiane, che allarga il tema proposto dall'inchiesta e in certo senso se ne distacca; e che comunque supera lo sche-- ma della ' rottura ' con la tradizione per porre un problema di ' continuità'. Prima, però, di una discussione approfondita di quello che s'è definito un giudizio introduttivo, prima •di verificare, cioè, la verità. delle affermazioni dell'inservibilità del metodo storicistico e della morte della cultura Bibloteca Gino Bianco

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