Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

lisi molto vicina a quella immediatamente prefascista, peggiorata dalla corruzione fascista, con una << Lettera aperta a S.E. il Conte Sforza>> apparsa il 26 ottobre del '43, che era un po' come un allarme ed un grido dopo le facili illusioni dei giorni seguiti alla Liberazione. Lamentava in questa lettera lo Scaglione che, dopo quanto era successo, e malgrado la fuga dei maggiori gerarchi locali ( << i vari T ecchio, Milone, Picone, Cuoco, ecc. >)>, « nelle amministrazioni, negli uffici, nei grandi organismi statali e parastatali, nelle società di servizi pubblici, e nelle aziende e società private, quasi tutti i posti direttivi» fossero « rimasti in mano fascista>>. E come tali preoccupazioni dovessero dimostrarsi assai più fondate della polemica qualunquistica contro i C.L.N., << accaparratori di posti», e come il << sottogoverno » fascista stesse per riconsolidarsi nel Mezzogiorno sotto la pàtina democratica dei successivi governi, lo dimostreranno gli anni a venire e meglio ancora lo dimostrerà la trasformazione stessa del Risorgimento e la sua fine, con il ritorno degli antichi quotidiani. Quando venne a Napoli Badoglio per rifiutare l'abdicazione del Re, che Croce e Sforza proponevano, apparve sul Risorgimento una nota di Adolfo Omodeo, che entrava nel merito della lotta istituzionale, respingendo l'obiezione che questa minasse l'unità degli animi contro il tedesco: « L'unità dei partiti esiste, ed è necessario soltanto che sia rimosso da ogni solidarietà con la Nazione che il I O giugno 1940 osò firmare la dichiarazione di guerra. Noi non reclamiamo la Repubblica per un colpo di forza: noi la vogliamo proclamata dai rappresentanti di tutta l'Italia in libera assemblea; siamo pazienti perchè sappiamo di essere la grande maggioranza. Non vogliamo· neppure negare alla dinastia il tentativo di rinnovarsi per opera di un innocente, rimossi tutti coloro che, piccoli o grandi, portano la responsabilità di questi anni di vergogna ». Nella polemica intervennero i rappresentanti di quasi tutti i partiti: Vincenzo Arangio Ruiz, Gustavo Ingrosso, Giulio Rodinò, Enrico Altavilla, Pasquale Schiano; e anche qualche difensore della monarchia, appoggiato da Paolo Scarfoglio, trovò spazio nelle pagine interne - quando le pagine cominciarono ad essere quattro - del Risorgimento. Il quale riprese, il 15 dicembre 1943, -pubblicandola in editoriale, una conversazione tenuta alla radio il giorno innanzi da Benedetto Croce: I Bibloteca Gino Bianco

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