• A giudizio dei direttori dell'inchiesta (cfr. Il Contemporaneo, n. 33, 20 agosto), dunque, la lotta culturale contro Croce invocata da Gramsci sarebbe stata coronata dal più pieno successo: è vero che un A1iti-Croce del tipo dell'Anti-Duhring, così come lo voleva ap_punto Gramsci, non è mai stato scritto (e a giudicare dalla volontà di lavoro degli « intellettuali organici>> del P.C.I. non sarà mai scritto); ma poco importa. Tutti o quasi gli intervenuti nella discussione sembrano infatti concordare sul fatto che il pensiero di Croce, la filosofia storicistica, è ormai uno strumento inservibile (posto che per un momento abbia avuto una qualsiasi utilità), che bisogna tranquillamente ma risolutamente mettere da parte se si vuol progredire nel lavoro culturale. Perfino Guttuso, il pittore Guttuso (cfr. Il Contemporaneo, n. 25, 18 giugno), ha voluto dire la sua opinione in materia e 11adichiarato, con quella competenza filosofica che nessuno avrà difficoltà a riconoscergli, che la cultura crociana dopo aver liquidato le correnti noncrociane o anti-crociane sarebbe divenuta una 'metafisica'. E Norberto Bobbio (cfr. Il Contemporaneo, n. 24, 11 giugno), si è divertito a tracciare una storia ironica del nostro 'genio speculativo', cioè di quella superiorità filosofica di cui gli studiosi italiani si sarebbero per più decenni compiaciuti e nella quale si sarebbero spontaneamente imprigionati, chiudendo così gli occhi sul mondo circostante, sulle cose che si pensavano e scrivc- ,,ano fuori d'Italia. Ed Aloisi ha accusato (cfr. Il Contemporaneo, n. 27, 2 luglio) l'idealismo crociano del disprezzo ingiusto in cui sarebbero state tenute per più anni nel nostro paese le scienze sperimentali e quindi indirettamente dello stato di arretratezza in cui sarebbero oggi ridotte per la scarsità di ricercatori, per l'ignoranza di progredite tecniche di ricerca, per ]a quasi totale mancanza di strumenti. Solo Mario Sansone (cfr. Il Contemporaneo, n. 36, 31 luglio), ha tentato una cauta difesa di Croce (e di se stesso, cioè della ricostruzione da lui altrove tentata della storia della cultura italiana degli ultimi dieci anni, che viene trapassando da Croce a Gramsci): ma il suo intervento era rigidamente circoscritto dal tono di co11-- fronto polemico diretto con Bobbio e finiva così col lasciar da parte 11 problema posto come fondamentale dagli autori dell'inchiesta e da altri scrittori, e sul quale bisognava appunto discutere. Accordo quasi totale degli interpellati, dunque, e giubilo giustificato degli interpellanti: ma se da questo, che potrebbe essere tenuto per un giudizio introduttivo, si passa all'analisi del contenuto dei singoli articoli, si Bibloteca Gino Bianco
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