Nord e Sud - anno II - n. 11 - ottobre 1955

sfarzosamente i funerali oppure si esaltavano le ardimentose imprese? Non ha protestato, in nome di Napoli, il Roma, quando le strade della città furono invase, circa due mesi or sono, da una folla di « patiti », che, dietro una carrozza a dieci cavalli, « tributava l'estremo saluto» al magliaro di Saarbrucken; non ha prote~tato, si è compiaciuto del 'colore', ha reso omaggio al « sentimento popolare ». Abbiamo quindi voluto cogliere l'occasione per riaffermare che vi sono problemi per i' quali non è ammessa reticenza nè indulgenza: cd.SÌ quello che resta del « camorrismo » deve essere ,ineSiorabilmente den.unciato per essere inesorabilmente distrutto, come quello che resta della « mafia » -sicil.i.ana e della « fibbia » calabrese. Considerazioni di colore e considerazioni di pietà locale sono tipiche della stampa di destra; e sono ancora- più penose delle considerazioni di pietà sociale che vengono avanzate dalla stampa di sinistra tutte le volte che, in Sardegna o sull'Aspromonte, balena il coltello di un bandito. Ma, a poposito della polemica tra Salvatore R,ea e il Roma, c'è una cosa da aggiungere: Rea ha tentato di rendere pubblica a Napoli la sua ri- ~posta all'aggressione del Roma secondo .il tradizionale costume giornalistico; I ha perciò inviato la sua replica, apparsa sulla Nazione del 26 agosto, anche a tutti i giornali cittadini; il Roma, pur senza pubblicarla, vi ha fatto r.iferimento quando è tornato sulla polemica; Il Giornale e 11Mattino non hanno creduto opportuno pubblicarla. Forse, Ansaldo e Zaghi si trovavano in ferie. GIOVANNI ANSALDO, comunque, dovrebbe essere d'accordo con il punto di vista più sopra esposto; almeno a gi'udicare da una sua pegevole nota, apparsa su Il Mattino del 9 settembre. Ivi, a p·rop1 osito della « malavita rurale calabrese », Ansaldo non se la prende con quei giornalisti che hanno chiamato le cose con ,il loro nome, il delitto col nome di delitto e il delin,- quente col nome di delinquente; ma con coloro che si sono abbandonati a una « sociologia » e a una « poetica » sul « banditismo calabrese », mentre « sull'Aspromonte ci sono molti fuorilegge, i quali hanno per troppi mesi ammazzato a man salva, e che sparano anche addosso ai carabinieri ». Noi siamo pienamente d'accordo con Ansaldo quando afferma che « chi spara e chi maniti.ene la corda a chi spara, deve essere agguantato, e ammanettato, e tradotto dinanzi ai giudici ». E anche noi lasciamo volentieri « le considerazioni patetiche e sociologiche » all'oratoria degli « avvocati difensori ». Ma all9ra perchè, queste cose Ansaldo non le ha dette quando si sono verificati nel cuore di Napoli i casi sopracitati di esaltazione per . le ardimentose imprese dei « magliari »? È vero che in quelle occas,ioni il più diffuso quotidiano di Napoli, che Ansaldo dirige, n.on ha adottato gli assurdi t-itoli che hanno coperto di vergogna altri gi"ornali cittadini. Ma non ha neanche denunciato questa vergogna; e il s.uo silenzio di allora ci [100] BiblotecaGino Bianco

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