• Nuovi quadri democristiani di Francesco Compagna Sono noti i termini dell'autocritica democristiana nel Congresso di Napoli. Tale autocritica investì essenzialmente la condotta politica ed orga- . nizzativa d~l partito di maggioranza nel Mezzogiorno. Risuonarono nuovi accenti: polemica contro le clientele che si sovrappongono al partito, contraddicendo, negli atteggiamenti locali, gli indirizzi nazionali; riaffermazione della riforma agraria come strumento di rottura di antiche incrostazioni reazionarie; rivendicazione dei risultati già conseguiti dalla riforma; difesa di essa dalle insidie annidate anche all'interno del partito; esigenza di un radicale rinnovamento del personale dirigente, urgenza di l1na politica organizzativa moderna, e perfino liquidazione del fallimentare sottogoverno. Nuovi quadri proponevano insomma un << nuovo corso». Intanto, gli esponenti dei vecchi ceti trasformistici, con i quali la D·.C. aveva imbottito fra il 1948 e il 1953 le proprie liste elettorali nelle circoscrizioni meridionali, non fecero proprio sentire la loro voce: la politica delle alleanze con le destre, tipo Castellammare, non fu difesa da costoro quando . fu energicamente ripudiata dai nuovi quadri, per considerazioni di ordine civile, prima ancora che per quelle di ordine politico che derivavano dal1' ormai evidente declino elettorale del nazionalfascismo meridionale. Dal Congresso di Napoli è trascorso un anno. Troppo breve periodo, forse, per tentare un vero e proprio bilancio; ma periodo abbastanza lungo, e soprattutto abbastanza denso di avvenimenti, per poter esprimere un primo giudizio su quella politica organizzativa della nuova maggioranza democristiana che, affermatasi nel Congresso di Napoli, ha condotto il partito ai risultati delle elezioni in Sicilia. << Ufficio centrale per le zone depresse>>; << convegno di esperti sullo [7] Bibloteca Gino Bianco
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