Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

' impotenza e di dipendenza, cui corrisponde psicologicamente un acuto senso di disagio e di malcontento, e socialmente uno stato di esasperata disgregazione . . Per quanto riguarda, poi, l'adozione dei nuovi indirizzi produttivi e l'uso della nuova tecnica, il problema ogni giorno si viene complicando e ogni giorno si accresce il distacco tra chi sa e chi non sa, tra chi riesce a realizzare il necessario processo educativo e chi non ci riesce. Il lavoro d'un contadino è oggi spesso più complesso di quello di un lavoratore d'industria. Il lavoratore d'industria, per rendere in pieno in un determinato lavoro, deve addestrare in modo specifico le sue attitudini; e può fare questo mediante un periodo più o meno breve di tirocinio, che gli permetterà inoltre di rendersi conto della funzione di quel suo specifico lavoro nel processo produttivo del quale fa parte. Il contadino, viceversa, deve acquistare conoscenze e abilità diverse per ciascuna delle attività che è chiamato ad esercitare, trovandosi a dover essere, nello stesso tempo, oltre che coltivatore dei suoi campi, allevatore d'animali, potatore e innestatore di alberi, conduttore di macchine, manipolatore di prodotti e così via. L'insieme di tali conoscenze è quasi sempre più vasto di quello di cui deve disporre un normale operaio d'industria. A questo improvviso maggior bisogno di conoscenze, esperienze ed abilità, che il processo di modernizzazione dell'agricoltura provoca, il contadino è del tutto impreparato, non trovando sufficiente aiuto nè nel suo tradizionale tirocinio, nè nella rudimentale istruzione ricevuta nella scuola elementare. Egli viene, cioè, a trovarsi in una condizione d'inferiorità e a sentirla acutamente come tale a mano a mano che acquista coscienza della contraddizione tra quel che è e quel che potrebbe essere. Chi conosce i contadini sa quanto questo senso di impotenza sia doloroso e umiliante e come determini in loro uno stato d'animo molto lontano dalla serenità e armonia, idealizzate nella concezione di cui all'inizio abbiamo parlato. Qualcosa di simile può esser detto nei riguardi di un altro grave problema, di fronte al quale molto spesso i contadini si trovano; quello della • • em1graz1one. Chiunque consideri con serietà il problema delle campagne deve riconoscere che esso è dominato dal problema dell'emigrazione. E' illusione credere, infatti, che le eccedenze demografiche che continuano a produrvisi possano trovarvi conveniente impiego, quando tende dovunque a ridursi, Bibloteca Gino Bianco

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