Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

Ci si è riferiti alla politica inglese per lo sviluppo economico delle aree depresse, non perchè questa debba sostituire quella finora svolta dai governi ,le1nocratici italiani, ma perchè deve integrarla, almeno per certi aspetti: irifatti, questi due tipi d'intervento, denominati appunto nel citato rapporto di cc tipo inglese » e di cc tipo italiano », sono complementari ai fini tle]la stabilità dell'occupazione come ai fini dell'equilibrio regionale, in sltort-run come in long-run. Con quale metodo si può far sì che le grandi industrie costruiscano o estendano i propri impianti nelle aree sottosviluppate? Sia pure senza ricorrere alle misure cc negative » di cui sopra, per influire sulla localizzazione industriale è necessario ricorrere a diversi metodi e rispettiva1nente differenziati per le grandi, medie e piccole industrie. Per le grandi industrie il metodo della persuasione individuale ha già colto qualche success·o: infatti è più facile per i grandi imprenditori, che non per quelli che dirigono imprese minori, apprezzare cùsì l'importanza per il Paese di una politica per il decentramento industriale come i benefici che essi stessi potrebbero ricavare dallo sviluppo econ·on1ico del Mezzogiorno. Quanto alle facilitazioni da concedere alla grande industria si dovrebbero fissare limiti predeterminati da opportune norme. Per le piccole e medie industrie, invece, si deve tener conto del fatto che esse vengono di solito attratte anche dal cc mercato » creato dalla grande industria. Fra l'uno e l'altro metodo, si inserisce appunto la possibilità di adattare provvedimenti più o meno analoghi a quelli adottati in Gran Bretagna: fra i quali ci sembra urgente quello dell'acquisto di terreni da parte dello Stato, in determinate aree di sviluppo intelligentemente localizzate, per la costruzio.ne di nuovi stabilimenti ( cc capannoni ») da concedere, poi, a cond'izioni più favorevoli, per un periodo iniziale a imprese private. Così si potrebbero anche preventivamente localizzare le potenziali zone industriali del Mezzogiorno. Perchè oggi è venuto il momento di esaminare in quali regioni dell'Italia meridioriale possono essere decentrate le industrie di trasformazione, ed in particolare quelle meccaniche. La necessità di puntare su quest'ultimo settore economico è stata messa in rilievo anche da economisti italiani. Scrive per esempio Leo Solari: cc ••• si deve riconoscere che sussiste una situazione di ristagno che ha la sua origine - o se si vuole essere piì1 precisi - la sua ' manifestazione più caratteristica nella carenza di espansione delle industrie meccaniche. Creare le condizioni di ordine generale, perchè tali i,ndustrie possano progredire in modo sostanziale, rappresenta, pertanto, un obiettivo essenziale per un programma di sviluppo dell'occupaz:ione industriale » (cc Occupazione e industrializzazione», in Mondo Econom,ico~ 26 marzo 1955, n. 13). Dal canto loro i collaboratori dell'on. Vanoni hanno tracciato tre linee di azione pubblica per potenziare il mercato. E precisamente: « far BiblotecaGino Bianco

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