Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

sione industriale continuerà ad essere più rapida nei vecchi centri che n·on r1elle regioni depresse, una emigrazione interna di masse (Piano Vanoni: 600 mila unità da trasferirsi dal Sud al Nord) dalle seconde verso i primi può produrre una diminuzione assoluta della popolazione, e cambiamenti nella struttura per età; i quali, a loro volta, posson·o produrre ulteriore impoverimento delle regioni di partenza. La stessa mo·dernizzazione della agricoltura comporta, a breve scadenza, una diminuzione della popolazione stabilménte occupata in agricoltura. Soltanto una politica di decentramento industriale, diretta a seminare gli ampliamenti nelle regioni depresse, può assicurare quindi un armonico sviluppo economico di queste, integrand·o la modernizzazione dell'agricoltura, contrariamente all'opinione, un tempo non poco diffusa, secondo la quale, bonifica e industrializzazione rappresenterebbero i termini di una rigida alternativa. Oggi questa artificiosa alternativa può ritenersi superata per dar luogo ad un più co·mplesso problema di politica di intervento, per armonizzare lo sviluppo della agricoltura e quello dell'industria in un solo processo di solleva1nento economico e sociale delle regio·ni depresse. In una regione sovrapopolata la produttività marginale della mano d'opera agricola è pari a zero, talvolta discende al di s-otto di zero; di qui la necessità di creare fuori dell'agricoltura nuove possibilità di lavo·ro. Secondo quali indirizzi? A proposito di decentramento industriale, dal prof. Sargant Flores è stato escogitato un metodo per determinare i coefficienti di concentrazione dei vari settori industriali. Sono le industrie di trasformazione, in genere, che rivelano i più alti coefficienti, cioè un alto grado di concentrazione; mentre si presentano con bassi coefficienti le in- ~ustrie sul cui prodotto finale il trasporto incide più della materia prima o il cui ciclo produttivo è 1nolto breve. Fra questi due estremi, r1ota il rapp,orto di Ginevra, vi sono le industrie che rivelano coefficienti di localizzazione di valore medio: industrie che hann·o un grande nu1nero di ·occupati còn alti salari (meccaniche, specialmente). Proprio queste possono essere oggetto di una politica che cerchi di influenzare la diffusione regionale delle industrie di trasformazione. Ma, in generale, vi è una marcata tendenza ad impiantare queste industrie in regioni già alta1nente svilupp·ate: il funzionamento di una nuova fabbrica è sempre meno costoso dove già ne funzionano numerose altre anzichè d·ove non ne esistono. Inoltre le industrie sono interdipendenti, cioè l'una acquista i prodotti dall'altra. È a questo punto che ci imbattiamo in un circolo vizioso: è logico domandarsi, scrivono gli esperti dell'E.C.E., se è la povertà stessa - vale a dire la ristrettezza del mercato locale - che ha mant.e.nuto lontano dalle regioni povere industrie quali quelle meccaniche, chimiche e tessili, o se è Bibloteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==