Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

e al mutamento della situazione generale, non hanno saputo e voluto trovar di meglio •che ribadire il 'vecchio corso', senza ·esserne tuttavia intimamente convinti, persuasi essi stessi che ormai quella era una politica superata dagli ayvenimenti, travagliati essi per primi dalla stainchezza, dai dubbi, dalle perplessità. , Il giudizio sulla situazione italiana è, infatti, quanto altri mai incerto e contraddittorio: come si può pretendere che ci si avvii ad un « inasprimento della lotta politica e sociale » e che ci si trovi insieme innanzi ad una « situazione interna ed internazionale in movimento »? Come si può ammettere che il governo Segni, se non ha inaugurato il nuov·o corso, non rappresenta tuttavia la ripetizione del vecchio, ed apre addirittura « qualche prospettiva nuova », e insieme sostenere che la costituzione e il programma di questo stesso governo sono espressione di quelle forze che temono i « fermenti nuovi » e fanno di tutto per soffocarli? C'è una contraddizione tra questi vari giudizi che nessuna abilità dialettica· può risanare; e tutta la relazione di Longo è insidiata da essa. I comunisti sanno che non possoino ammettere che qualcosa è cambiato, perchè dovrebbero allora ammettere che il mutamento si è fatto senza di loro; e sanno altresì che non possono continuare a sostenere all'infinito che non v'è nulla di mutato. E temono finalmente che qualsiasi atteggiamento essi assumano, che si diano il merito del cambiamento ·o che ne neghino l'esistenza, essi finiranno col restar tagliati , fuori. Perciò hanno preferito ancora una volta prendere tempo, rinunciare ad un giudizio chiaro sulla situazione e ad un'analisi spietata dei loro errori passati e delle loro effettive prospettive attuali. Su un punto solo al Comitato Centrale si è stati chiari fino alla più monotona ripetizione: sull'apertura a sinistra. Longo ha rivendicato a Togliatti il merito dell'invenzione della formula ed ha aggiunto precipitosamente che tra socialisti e comunisti non vi sono e non vi possono esserè contrasti su questa questione; e che non vi sono quindi neppure due azioni distinte, una del P.S.I. ed un'altra del P.C.I. Anzi, ha detto Longo, se si vuole essere rigorosi, l'apertura a sinistra non può essere « obiettivo di lotta di soli s·ocialisti o di soli comunisti, e neppure di socialisti e di comunisti insieme: ma obiettivo di tutte le forze popolari, socialiste e comuniste, socialdemocratiche e repubblicane, democristiane e cattoliche, ciascuna chiamata ad operare nel proprio ambito, e tutte assieme nella situazione generale ». I socialisti - tale era il senso politico di questa parte della relazione - hanno contribuito a far avanzare tale impostazione con la parola d'ordine dell'alternativa socialista, ma adesso devono tornare all'obbedienza fron- · tista. E v'era forse una velata minaccia nella conclusione: « non è certo intenzione del P.S.I. di rompere la solidarietà e l'unità d'azione con i lavora- [35] Bibloteca Gino Bianco

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