Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

cd erano possibili le più varie agitazioni, fino a quando il pericolo di urto scivolamento a destra restava reale, si poteva evitare di guardare in faccia a certe realtà e star sicuri che il movimento generale avrebbe corretto, nei limiti del possibile, le deficienze particolari. Ed anzi, come si è già accennato, tra il '47 e il '49, insistere sulla politica frontista era una necessità assoluta, perchè equivaleva ad insistere sulla sola cosa che avrebbe potuto salvare il P.C.I. da un disperato isolamento. I comunisti avevano compreso di aver raggiunto il massimo dei loro successi nel Nord e che un attacco alle residue basi socialiste avrebbe fatto saltare la cerniera del Patto di unità d'azione mentre avevano iniziato la conquista del Sud. L'isolamento li avrebbe, dunque, colti in pieno movimento e avrebbe minacciato di travolgerli: una copertura a destra, fornita non più soltanto dai socialisti del P.S.I.U.P. ma anche dalle frangie radicali, diventava indispensabile. Ed oggi che il processo è già quasi tutto spiegato si può constatare come avessero ragione quelli che allora polemizzavano contro il frontismo e si possono vedere benissimo le responsabilità politiche che con incredibile leggerezza si assunsero coloro che si piegarono nel '48 alla funzione di compagni di viaggio dei comunisti e di profeti del frontismo: poichè appare chiaro che non solo l'operazione si risolveva in esclusivo vantaggio del P.C.I., ma anche che i voti radicali, che soli potevano costituire un'alternativa politica nell'ambito del regime democratico, erano completamente sterilizzati. Non è, perciò, mera coincidenza che la crisi politica e strutturale del P.C.I., i cui elementi principali erano latenti già prima, cominciasse ad a~ parire evidente proprio dopo il 7 giugno, dopo cioè quella che per un momento apparve la più brillante vittoria comunista. A due riprese, nei Comitati Centrali dell'aprile e del luglio scorsi, l'on. Togliatti ha dovuto ricordare che quello del '53 fu un successo parziale e non totale e che perciò l'amarezza e il senso di frustrazione di oggi vanno riportati in primo luogo agli equivoci .e alle illusioni che si crearono due anni fa. Egli avrebbe dovuto aggiungere, però, che il 7 giugno entrava in crisi una politica: lo spazio per nuove espansioni si dimostrava in buona parte colmato salvo l'erosione delle basi monarchiche nel Mezzogiorno; le manovre per linee interne che avrebbero potuto compensare in qualche modo la sostanziale immobilità politica del partito sul piano nazionale nqn erano più possibili; le agitazioni · per settori diventavano sempre più difficili. D'altra parte una nuova insidia veniva al P.C.I. dall'atteggiamento dei socialisti: nel '53 il P.S.I. aveva insistito nella rottura della solidarietà frontista e aveva preferito correre da . solo i suoi rischi, giocando tutto sulla carta dell'alternativa socialista. Ma se allora questa era potuta sembrare ai dirigenti comunisti una buona tattica, a lungo andare appariva sempre più evidente che i socialisti restavano pri- [33] Bibloteca Gi o Bianco

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