base di questo meridionalismo resta, più o meno scoperta, la ricerca nel Sud di una formula ideologica e di una forza politica, che, nel contrapporsi allo « Stato liberale » e alla civiltà moderna, non possono che ~are • • alla fine una risultante reaz1onar1a. Per noi liberali, di fronte al lavorio ideologico e al fermento politico dei nuovi quadri democristiani, rimane sempre ferma la contestazione che fu risolutamente mossa da Federico Mancini e Nicola Matteucci (Il Mulino, n. 29, marzo 1954) a coloro che avanzavano solennemente « la richiesta di una nuova coscienza della nazione italiana, adeguata alla vocazione della realtà umana totale del nostro popolo», perchè << occorre salvare l'anima antica del nostro Paese coi suoi perenni contrasti, con la sua lucente dolcezza meridionale ed il suo duro mistero» (Terza Generazione, n. 1, gennaio 1954).E' chiaro che, se i loro autori osassero spingere fino in I fondo, alle sue estreme conseguenze, questa tesi, non si giungerebbe certo alla realizzazione di una Italia civile, scrivevano Mancini e Matteucci, ma piuttosto all'elogio inconsapevole di un immobilismo reazionario: « La loro Italia altro non sarebbe che l'antica Italia provinciale dei contadini, l'Italia senza storia che ad Eboli trova i suoi confini ideali. E mentre Gramsci affidava alle 1nasse di questa Italia un compito storico nazionale sottraendole alla loro millenaria a11goscia teogonica, essi non si pongono questo problema; non intendo110 fondare lo Stato moderno, ma appunto salvare l'anim~ antica del nostro Paese. Tali propositi - è ovvio - non compaiono a chiare lettere sulle pagine della rivista; ma noi avvertiti come siamo della cultura cattolica e 'contadina' da cui provengono i redattori di Terza Generazione (una cultura che è sempre vissuta fuori dallo Stato storico), noi scorgiamo tutti i rischi cui essi possono andare incontro, anche laddove non siano consci delle implicazioni inter11e al loro discorso. Tra tali implicazioni, lo si è visto, v'è la retorica dell'Italia misteriosa e imprevedibile, solare e mediterranea, l'Italia dei due soldi di speranza; ma allora, retorica per retorica, noi dicl1iariamo di preferire un'Italia monotona, con molta nebbia, con molte case eguali ed una civiltà che non si fondi su mille atteggiamenti irripetibili, bensi su di una tradizione istituzionale, europea ». Questa posizione, rispetto alla quale condividiamo app,unto la replica del Mulino, non ·appartiene soltanto al piccolo animoso gruppo cui faceva capo la rivista quasi dissidente, Terza Generazione; nè può ritenersi l'exploit ideologico di un momento, che si esaurisce in un articolo, che passa senza lasciare tracce rilevanti. Noi la ritroviamo, per esempio, più recenBibloteca Gino Bianco
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==