Nord e Sud - anno II - n. 10 - settembre 1955

terza pagina del Popolo, sia pure apparendo qui più diluiti; si tratta, in.fine di atteggiamenti fedelmente riecheggiati da coloro che vivono esperienze di politica organizzativa, di assistenza sociale, di impegno tecnico o burocratico, in particolare negli Enti di Riforma. Il meridionalismo della D.C. presenta quindi alcune gravi e preoccupanti contraddizioni, inerenti a una generale insufficienza di formazione politica e ideologica, anche quando si manifestano nel corso di un generoso impegno sociale. Certe premesse ideologiche sono molto insidiose. Le tesi di alcuni meridionalisti democratici, militanti nella letteratura più che nella vita politica, cioè che una parte cospicua della « società civile », e precisamente il mondo contadino meridionale, abbia vissuto << al di fuori della storia», diventa, per i democristiani che la fanno propria, una spinta sul piano inclinato che porta alla repulsa tout court dello Stato moderno. L'incontro della polemica antiborghese con la polemica marxista per certi aspetti e con la polemica reazionaria per altri aspetti, è comunque da intendersi in senso antiliberale; ma diventa fatale quando ci si smarrisce come gran parte del cattolicesimo di sinistra nella caccia alla cosiddetta << formula proprietaria», presentata come l'unica ragione e radice dello << Stato liberale». Sul piano poi delle interpretazioni storico-politiche, è significativo che lo << Stato liberale >> venga considerato dalle sinistre democristiane come la matrice dello « stato fascista »; e che la Resistenza venga interpretata perfino come antirisorgimento, invece che come ripresa della tradizione risorgimentale. Si ricordino a questo proposito i giudizi dell'organo dossettiano, Cronache sociali, la sua definizione della Resistenza come << moto spontaneo sorto sulla base di una solidarietà d'interessi tra i vari . partiti popolari, sulla base di una convergenza d'idealità democratiche di tutte quelle forze sociali che eran~ state escluse dal processo di formazione unitaria dello Stato risorgimentale »: il che sta forse a significare, sul piano dell'integralismo, apertura al socialismo; ma certamente significa chiusura al liberalismo. Falso punto di partenza, questo, che porta lontano nel lavorio ideologico e nel fermento politico che stiamo esaminando. E non si può non condividere le riserve avanzate a questo proposito da uno studioso che pur dimostra sensibilità, e spesso inclinazione per la sinistra cattolica: << Purtroppo la parzialità e drasticità di giudizio delle Cronache sociali sul vecchio personale pre-fascista, anche di quello di spirito liberaldemocraBibloteca Gino Bianco'

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