ennesimo accostamento di due nomi che indicano, piaccia o non piaccia ai · teorici del frontismo comunista, posizioni diverse, e spesso opposte, devono essere ben chiariti i punti di partenza ideologici e i punti d'arrivo politici del << nuovo corso >> come essi lo intendono; vale la pena, cioè, di riproporre, ai giovani democristiani, dissidenti o no, che aspirano comunque a diventare i nuovi quadri del partito, non solo il problema dell'inserzione delle masse nello Stato, come si suol dire, ma il problema dello Stato stesso, come Stato liberale moderno; e della questione meridionale come esigenza di sempre maggiore << occidentalizzazione >> del paese. E' intorno a questo aspetto della realtà democristiana che vogliamo tentare qui un discorso più approfondito di quello accennato in altre occa-- sioni. Con la generazione di Colombo e quella di Malfatti un grosso passo avanti è stato fatto dai democristiani nell'approfondimento dei termini della questione meridionale: dopo Sturzo c'era più o meno il vuoto, ora ci sono posizioni che, dal punto di vista economico e sociale, sono indubbiamente assai più avanzate, ruotando tutte intorno ad un atteggiamento radicale rispetto alle vecchie strutture agrarie del paese; merito anche di De Gasperi e Segni; indubbiamente, però, i nuovi quadri democristiani hanno elaborato alcuni motivi originali. Ma, dal punto di vista, ideologico prima e politico poi, dietro queste posizioni dei nuovi quadri democristiani, sembra annidarsi ancora l'insidia di uno slittamento verso l'integralismo, e di qui verso il clericalismo; e ciò malgrado che spesso, proprio essi, cerchino di battere in breccia la più scoperta pressione clericale. Da che deriva questa 1 incertezza, contraddizione, confusione? Come mai coloro che si spingono su posizioni avanzate di riformismo sociale, decisi a liquidare le strutture reazionarie della società agraria e a resistere contro i tradizionali pericoli d'involuzione clerico-fascista, o soltanto clerico-moderata, della situazione politica, sono poi gli stessi che, non sapendo impedire che il proprio riformismo si risolva in invadente paternalismo (come nel caso degli Enti di Riforma dopo il 7 giugno), rischiano di contribuire alla creazione di una realtà agraria tutt'altro che moderna e di una realtà politica in cui le pressioni clericali sarebbero tutt'altro che spente? Queste domande rappresentano gravi' incognite, specialmente per quanto concerne le prospettive della situazione meridionale; si riferiscono ai Colombo e ai Malfatti, non meno che ai Ciccardini e ai Marchetti; diventano tanto più .importanti, quanto [11] Bibloteca Gino Bianco
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