Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

un ulteriore impulso alPindustria della pastificazione situata nell'Ita]ia del Nord. Fu poi la guerra, una guerra che non si limitò a recare il suo bagaglio . <li distruzioni, specie a danno delle regioni che, come quelle meridionali, furono campo di battaglia: sotto un certo punto di vista, anzi, non furono questi i suoi effetti peggiori. Via via che gli eventi incalzavano, che le tomunicazioni e i traffici si facevano più difficoltosi, che le esigenze belliche in senso stretto impegnavano in misura sempre maggiore tutti i mezzi 3 disposizione, la guerra recava una deleteria spinta all'autosufficienza, regionale o fìnanco provinciale, per quanto concerneva l'alimentazione: le ~ssegnazioni del grano e degli sfarinati, in forza delle circostanze, furono rtgolate sempre meno in base alle effettive possibilità di trasformazione industriale esistenti nelle varie località, e sempre più esclusivamente sul metro delle esigenze delle popolazioni residenti. Là dove si poteva, si fabbricava la pasta: là dove mancavano gli impianti, dapprima tornò a diffondersi l'uso delle produzioni domestiche, di poi, appena la situazione lo permetteva, cominciavano a sorgere nuovi impianti, destinati alla soddisfazione del fabbisogno locale; e, frattanto, gran parte del potenziale 1)roduttivo esistente languiva inoperoso. Nel Mezzogiorno, inoltre, il problema del reimpiego della mano di opera disoccupata, resosi più acuto che mai nell'immediato dopoguerra, non poteva essere affrontato che addossando alle poche industrie esistenti, e tra queste, appunto, all'industria delle paste alimentari, lo strabocche- ' ule numero di braccia in cerca di lavoro. Nè, in un primo tempo, l'indu- !lria della pasta ebbe molto a soffrirne, chè le autorità alleate, per mezzo J ella SEPRAL, provvedevano ad assegnare alle maestranze, per le giornate in cui mancava il lavoro, una << integrazione » di paste o sfarinati: ciò che sopiva le preoccupazioni degli imprenditori per quanto riguardava l'assunzione di mano d'opera esuberante, quando addirittura non rendesse convenienti le assunzioni (24 ). Ma allorchè, dopo la Liberazione, cessarono ( 24 ) Si trattava di circa Kg. 5 a testa, parte dei quali andava ad alimentare il « mercato nero», cui non raramente erano interessati i piccoli imprenditori. ( 25 ) La prima cifra è addotta generalmente dalle pubblicazioni della C.G .I. l., la seconda è apparsa su: L'industria meridionale, Napoli, dicembre 1954. [93] Bibloteca Gino Bianco

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