equilibravano (rispettivamente il 50% e il 48,3% circa); al Sud si aveva una prevalenza della <<media industria >> (58,400/4 circa) seguita a breve distanza dalla <<piccola» (37,9°/4 circa); nelle Isole, infine, si aveva, come al Nord, una prevalenza della <<piccola>>(64%), cui però seguiva, con maggiore . consistenza che al Nord, la <<media industria>>. In quanto alla <<grande industria>>, essa rappresentava il 3,74% delle industrie .del Sud, 1'1,20% delle industrie del Centro, 1'1% di quelle del Nord e appena lo 0,44% delle industrie insulari. Come si vede, dunque, le differenze strutturali espresse con sufficiente chiarezza dai dati esposti, rispecchiavano lo stadio evolutivo dell'industria della pasta nelle diverse regioni: nel Nord si era in una fase di sviluppo i11iziale,epperò largamente favorita dalle condizioni economicamente più avanzate dell'ambiente; nelle regioni centro-meridionali si era in una fa~c di <<maturità » delle strutture aziendali, consolidata dal tempo e dalla tradizione; nelle regioni insulari questo consolidamento era bensì manifesto, epperò costretto e limitato, dalle condizioni di particolare arretratezza dell'ambiente, alle iniziative minori. In quadro differenziato delle forme industriali, varianti da regione a regione a seconda del terreno economico in cui si erano stabilite e a seconda dell'età che esse vantavano, acquista maggiore chiarezza e rilievo, non solo se si guarda alla diversa produttività media delle strutture aziendali, ma altresì se si esamina la composizione interna di quelle che abbiamo definito « piccola », <<media >>e <<grande industria >>.Infatti: a) la <<piccola industria >>delle regioni settentrionali, a differenza di qu'ella delle regioni centro-meridionali ed insulari, era costituita da un'alta percentuale di opifici la cui produzione annua non oltrepassava i 100 quintali (23 ); b) la « media industria>> presentava nelle regioni meridionali 11 più alta aliquota di pastifici la cui produzione annua oscillava tra i 5000 e i 25.000 q.li, sia come percentuale di composizione interna (circa il 22,46%), sia come percentuale di composizione sul numero globale deg~i opifici, di tale potenziale, esistenti nel Regno (39,5%); e) la <<grande industria>>, pur presentandosi per Ja massima aliquota - tanto in valore ( 23) Nel Nord, infattt tali opifici incidevano sul totale per il 34,03%, di contro al 7,4%, 7,48% e 12,5% rispettivamente nell'Italia centrale, meridionale ed insulare. __ r.. :d Bibloteca Gino Bianco
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