Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

.\,ndustriali del Regno: là dove, come abbiamo ricordato, alla produzione realizzata, per l'anno 1927, in 624 pastifici, la Campania concorreva per il 33%; e quindi, se è lecito mantenere le proporzioni del 1936, Napoli doveva concorrere per il 26,6% circa (18 ). Il che significa che, pur essendo aumentata in valore assoluto la produzione della pasta nel Napoletano, l'incremento realizzato era minore di quello verificatosi nel resto del paese. ' E indispensabile però premettere che ancora una volta ci si imbatte in 5erie difficoltà, volendo istituire un raffronto tra i risultati del censimento del '27 e i risultati del censimento del '37. Quest'ultimo, infatti, suddivide l'industria delle paste alimentari in due sottoclassi: la prima comprende << gli esercizi (pastifici veri e propri) prevalentemente produttori di paste secche,. i quali non smerciano interamente i loro prodotti mediante venòita diretta al consumatorè, pure avendo eventualmente annessa una parziale vendita al minuto delle paste prodotte >>; la seconda comprende gli esercizì artigiani, ossia << quei laboratori, annessi ad esercizi di vendita al minuto, nei quali si producono paste alimentari fresche, comuni o speciali, la cui produzione è destinata esclusivamente alla vendita al minuto sul posto >> ( 19 ). Viceversa il censimento del 1927 considerava gli stabilin1enti pastificatori senza fare distinzioni: e la valutazione della produzior1e nazionale in 5.100.000 q.li era fatta prescindendo dalla << produzione casalinga >> ( 20 ), dizione che non sappiamo se si riferisca propriamente alla ( 18 ) In realtà si potrebbero avanzare leciti dubbi, su questa comparazione, poichè rimane incognito se il Ministero delle Corporazioni abbia seguito un qualche criterio di p~oporzionalità regionale nel procedere alle sue indagini relative al 1927: è ignoto, cioè, se nei 624 esercizi censiti i complessi industriali delle varie regioni entrassero nella stessa proporzione in cui entravano nel novero globale degli esercizi. Ma anche se ci si volesse attenere a criteri di estrema prudenza, ed ipotizzare, p. es., che nei 624 esercizi censiti fossero considerati tutti gli esercizi della Campania, si può facilmente calcolare come essa abbia partecipato all'intiera produzione del 1927 per il 29,1 %; e Napoli - sempre se è lecito mantenere le proporzioni del '36 - per il 23,4%. Quindi, se qualche incertezza può sussistere sulla entità· del fenomeno, nessun dubbio è possibile sulla sua realtà. (Si ricorda, inoltre, che alla produzione globale del '36 la Campania e Napoli parteciparono per il 24,6% e per il 19,8%). ( 19 ) I.C.S., Censimento industriale e commerciale 1937-1940, vol I, parte I Il), Roma 1940. ( 20 ) Cenni statistici, Milano, 1931. Bibloteca Gino Bianco

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