menti petroliferi in Sicilia e quindi in Abruzzo. A questi si sono andate man mano aggiungendo altre cause, che hanno determinato in Parlamento, sulla stampa e nel Paese, la formazione di due grandi correnti in contrasto: la prima è formata da coloro i quali ritengono che solo una poiitica liberista può rendere possibile una razionale e rapida valorizzazione delle risorse petrolifere del nostro sottosuolo; la seconda vede raggruppati coloro i quali sostengono che in· materia petrolifera lo Stato debba intervenire in modo da garantire il costante e pieno sfruttamento delle risorse esistenti, senza interferenze da parte di organismi economici privati, italiani o stranieri, vincolati comunque a interessi più estesi e più complessi di quelli che si riferiscono al petrolio italiano. Q,uest'ultima corrente di opinione non è solo e sempre sollecitata da valutazioni di carattere economico, ma esprime anche preoccupazioni di natura politica. Secondo la prima tendenza lo Stato dovrebbe limitarsi a vigilare sul1'osservanza - da parte dei concessionari dei permessi - delle condizioni previste dalla legge, affidando ai normali servizi amministrativi l' esercizio di tale vigilanza; la seconda tendenza chiede, invece, che lo Stato · partecipi direttamente, a mezzo di organismi economici, alle ricerche e alla coltivazione. Taluni, più avanzati, chiedono addirittura l'integrale nazionalizzazione di questo settore. Gli argomenti portati a sostegno della loro tesi da questi ultimi, che vanno sotto il nome di <<statalisti», sono essenzialmente due. accese si riferivano al problema della <<esclusiva». Tre tesi emersero nel corso di queste polemiche: la prima sosteneva di estendere l'esclusiva all'intero territorio 1 I italiano; la seconda che fosse mantenuto il regime di libertà per i permessi di ricerca e per le concessioni di sfruttamento degli idrocraburi; la terza infine, che ispirava il disegno di legge sull'E.N.I., ammetteva un sistema promiscuo: <<esclusiva all'E.N.I. nella Valle .Padana e accesso all'iniziativa privata nelle altre zone del territorio nazionale ». La prima tesi fu scartata alla Camera. La soluzione liberista trovò molti sostenitori. Comunque, l'argomento principale, portato a sostegno di questa tesi, era che la difficoltà da parte dello Stato di reperire •1ifondi necessari al finanziamento di ricerche più estese e più approfondite avrebbe impedito il più elevato sfruttamento delle risorse degli idrocarburi. Si notava ancora come l'Italia fosse l'unico paese con regime democratico a darsi un sistema monopolistico per il petrolio e il metano. Comunque, l'entrata in vigore della legge sull'E.N.I. con l'affermazione della terza tesi, segnava la fine della prima fase della battaglia sul petrolio. [59] Bibloteca Gino Bianco
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