mento del settore agricolo previsto dal piano Vanoni); energica difesa dei prezzi agricoli; aumento del prezzo del grano, almeno del 20%; difesa del vino dalle sofisticazioni (magari, secondo una proposta, con la istituzione • di una bolletta di accompagnamento per lo zucchero). . Forse non è il caso di far notare cose d'altronde ovvie, in merito ad ognuno dei punti indicati; nè è il caso di approfondire i termini della posizione confederale, tanto negativa da sembrare in qualche punto assurda. Ma, nel riferire sulla manifestazione e nel segnalarla, ci corre l'obbligo di annotare la parte forse più significativa della giornata. Nella sala del Teatro Comunale di Bari, in presenza di soli parlamentari del PNM e del MSI, i dirigenti degli agricoltori hanno svolto una critica a fond·o alla politica economica dello « Stato », e il conte Gaetani ha a1 nnunziato che gli agricoltori dalla fase sindacale normale passeranno a quella « della lotta » : gli ascoltatori, eccitati, hanno fra l'altro più volte gridato « sciopero ». Il relatore ha affermato che gli agricoltori sono con le spalle al muro e chiedono giustizia, cioè un cambiamento della politica dello « Stato », prima che la crisi in atto diventi « irreparabile ». La crisi proviene dall'estern·o, secondo il presidente, e « affonda le sue radici sul terreno politico, nelle molteplici situazioni cioè che, create per fini politici, permangono e si svolgono a danno della agricoltura ». Dopo avere espresso il vivo compiacimento per il fatto che gli agricoltori non sono più isolati ed incapaci di uno sforzo organizzativo, il presidente ha- incitato gli intervenuti ad essere uniti è compatti, ad affermare la propria vitalità, ad « organizzarsi in forza politica capace di far sentire il proprio peso della vita del Paese ». Allora non è parso vero all'onorevole Caramia (un deputato appunto \ dell'inquieto Salento, che alla morte di Grassi, per reazione alla politica che aveva dato inizio alla riforma agraria passò dai liberali ai monarchici) di auspicare « la formazione di una forza politica rappresentativa degli agricoltori », basata sull'avversione ai due temi fondamentali che stavano nel cuore di tutti i pa:rtecipanti alla manifestazione barese, due temi che per questi dirigenti sono drastici e categorici: ostilità alla riforma agraria, ostilità alla riforma dei contratti agrari, anch·e così com'è ora stata delineata. Della politica d'intervento pubblico nel Mezzogiorno in questi anni - infine - non è stato fatto cenno; se si eccettua una polemica col Vice Presidente della « Cassa », avv. Di Cagno, a proposito di un discorso da questi tenuto al Circolo della stampa di Milano. L. S. Bibloteca Gino Bianco
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