Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

sappia sempre meglio ·organizzare per poter concorrere in campo internazionale. Gli agrari del Sud, in verità, non sono stati mai lungimiranti e seppero soltanto ottenere il dazio sul grano in un marché des dupes con il laniere Rossi (rileggere a tal proposito le belle pagine di Luigi Einaudi ne « Il Buon Governo »). Oggi poi non fanno che seguire la stessa falsariga, elencando liste di provvidenze che in fondo sono sostanzialmente contraddittorie tra di loro, con il solo chiaro fine di cristallizzare l'attuale struttura produttiva; invece di sollecitare gli organi di Governo a predisporre e studiare quei meccanismi che ammortizzino i contraccolpi di una evoluzione delle I culture, divenuta oramai improrogabile. Questo ultimo è il ragionamento di Eugenio Scalfari · (« La Stampa» del 24-5-1955) in riferimento all'agricoltura generale italiana è che vale ancor più per quella meridionale. Ma a questo punto il discorso si allarga troppo e convien ricollegarsi a quanto Manlio Rossi Doria ha scritto nei numeri precedenti di questa rivista. A. N. Medici e coltivatori diretti Trascorso da vari mesi il termine dal quale sarebbero dovute decorrere le prestazioni sanitarie agli iscritti, le Casse mutue dei coltivatori diretti sono ancora semiparalizzate dalla violenta controversia apertasi tra l'Ordine dei medici e la Federazione che 'le raggruppa. Il malcontento è cresciuto rapidamente tra i contadini, in ragione diretta della carica di speranze e aspettative accumulata nei lunghi anni di gestazione della legge varata alla fine del 1954. Su questa assistenza ~-i era fatto molto calcolo, si erano contati i giorni che mancavano al momento della costituzione delle Casse, ci si era, per usare la sapida espressione di un dirigente locale del nuovo ente, « tenuti le ernie con le 111ani» aspettando di potersi far ricoverare a spese della Mutua. La delusione è stata forte, e i primi a farne le spese sono stati, specialmente al livello comunale, i dirigenti delle Casse, çostretti ad affrontare ogni giorno le proteste e i sospetti degli iscritti. Se finora r1on si è parlato di « legge truffa », probabilmente è soltanto perchè i contadini non hanno ancora dovuto metter mano al portafoglio per pagare il primo contributo a loro carico. Ma di truffa i contadini non parleranno neanche in futuro, perchè una composizione tec_nica della vertenza prima o poi sarà trovata, e il meccanismo dell'assistenza arriverà a mettersi in moto. Tuttavia è chiaro sin d'ora che quello che continuerà a mancare è lo spirito che dovrebbe informare una struttura quale la legge ha voluto creare, sia pur~ c9n uno strumento giuBibloteca Gino Bianco

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