cata negli Stati Uniti, secondo la quale l'Europa avrebbe ormai superato la fase della ricostruzione e sarebbe sul punto di avviarsi, a grandi passi, verso un periodo di espansione economica. A questo proposito gli Americani amano citare i dati relativi all'accumulo di riserve auree e di dollari ~ompiuto, in questi ultimi anni, dalle varie banche nazionali in tutti _ipaesi europei. Nè si manca di sottolineare che la spinta verso la libera convertibilità delle monete, la q~ale caratterizza la politica economica di taluni Stati europei, è il segno più certo della capacità espansiva della lor~ eco11omia.E poichè le statistiche ed i coefficienti di produzione sembrano dare ragione a coloro che esprimono questo ottimistico giudizio, riesce ovviamente ancora più difficile spiegare all'opinione pubblica degli Stati Uniti che, sia per effetto dell'attuale ripartizione e del meccanismo di distribu1,1onedelle ricchezze, sia per effetto della particolare struttura delle economie europee, il benessere di cui godono taluni Stati non porta, come necessaria conseguenza, che anche gli altri ne siano compartecipi. Natural1nente, l'obbiezione che alcuni ambienti americani formulano contro una siffatta impostazione del problema investe le responsabilità circa la mancata integrazione, e stigmatizza anche quelle forme, piuttosto evanescenti, di cooperazione economica, che caratterizzano ancora oggi la realtà europea. Sarebbe facile, ed in certo senso assai comodo, far mostra di ritenere che tale obbiezione abbia un semplice valore polemico e non nasconda in- \i ece una verità, che~per essere spiacevole, non è per questo meno esatta: la carenza, cioè, di una e.ffettiva cooperazione europea. Ma non si può, tuttavia, disconoscere che, quando ci si voglia muovere su un terreno di concretezza, esistono nella situazione strutturale dell'Europa limiti obbiettivi ai vari processi di integrazione economica; nè deve destare meraviglia se il -capitale privato europeo cerca anch'esso investimenti sicuri e redditizi, a breve scadenza, ed obbedisce, principalmente, alla legge dell'interesse particolare. Il fenomeno è del resto, come si è visto, di carattere geI1erale; e la situazione economica dell'Europa non consente, d'altronde, ai poteri pubblici, di intervenire sul mercato dei capitali se non con molta cautela, al fine di evitarne la perniciosa rarefazione a tutto danno degli operatori privati. D'altra parte - ed in questo forse la critica americana tocca il fondo - occorre guardarsi dal considerare una politica di cooperazione inter - , .. Bibloteca Gino Bianco
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