Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

pitale privato americano emigra, in ordine di preferenza, verso la Gran Bretagna, il Belgio, la Fìrancia, la Germania, i Paesi Bassi e, fuori d'Europa, il Canadà e gli stati più ricchi e più sviluppati del Sud-Amerca. Si calcola, comunque, che non più di un miliardo di dollari per anno venga investito all'estero da privati amerìcani; e ciò si spiega facilmente se si tiene presente cl1e il mercato finanziario offre, all'interno degli Stati Uniti stessi, vaste e più vantaggiose possibilità di collocamento. Su tale punto, invece, il Gray giunge a conclusioni meno sconfortanti, tanto da 5uggerire .l'adozione, da parte degli Stati interessati, di una serie di misure intese ad incoraggiare il flusso del capit~le privato. Inutile dire, !)er quanto riguarda l'Italia, che anche in questo specifico campo stiamo arrivando ultimi in quanto, soltanto ora, il gover110si è accinto ad affrontare !egislativamente il problema. Rimarrebbe - secondo le indicazioni di Gray - la possibilità di convogliare verso una determinata zona i prestiti di alcuni Istituti, quali la << Banca Internazionale per la Ricostruzione e lo Sviluppo>>e la << ImportExport Bank >>,operante quest'ultima secondo direttive dell'Am.ministra- ~ione americana; ma operazioni del genere non hanno dato finora risultati troppo brillanti. Dati, infatti, i criteri restrittivi e prudenziali che caratterizzano l'attività di questi Istituti, il totale dei prestiti concessi da ambedue, sommati insieme, non hanno superato i 5 miliardi di dollari, e l'impiego di essi, inoltre, sembra voler seguire la stessa traiettoria preferita dal capitale privato. Infine, è bene ricordare che l'afflusso di tali mezzi è sempre anch'esso soggetto a notevoli oscillazioni di natura economica, così come la loro assegnazione è subordinata, invece (soprattutto per la Import-Export Bank), a considerazioni di natura politica contingente. In tale situazione, voler puntare sul capitale privato per finanziare quei pre-invest1menti che costituiscono la cornice indispensabile entro cui soltanto può iniziarsi il processo di sviluppo delle zone arretrate sembra anarronistico e nettamente in contrasto con i dati più recenti della realtà del momento. Si può dunque concludere affermando che, se non può essere contestato da alcuno il merito degli Stati Uniti, ed in particolare dell'Ammini- ~trazione democratica, di aver individuato nelle zone sottosviluppate il problema politico più urgente del mondo libero, non sembra tuttavia che essi abbiano successivamente operato in modo organico e coerente con tale Bibloteca Gino Bianco

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