Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

siste nel riattivare un circuito economico (e a tal fine possono anche dimo- ~trarsi sufficienti determinate misure di politica economica: provvedimenti fiscali, monetari e .finanziari, in genere), per una zona sottosviluppata è necessario che tali misure siano precedute da una fase di investimenti massicci, o meglio di pre-investimenti, allo scopo di creare le sicure premesse per una successiva espansione. Sono cioè indispensabili, per tali zone, investimenti in opere pubbliche di grande portata che trascendono spesso, per la loro entità, la capacità contributiva di un intero paese. Piani di sviluppo e di investimenti relativi presuppongono, quindi, scaglionamento di mezzi nel tempo, politica economica a lungo termine e stabilità politica, al fine di favorire, sia il concorso di capitali esteri, sia la concessione di aiuti o di prestiti intergovernativi, sia l'attuazione di quelle varie misure cui si è fatto cenno più sopra e che consentono di sostenere l'azio,ne principale. Ora, nessuna di queste condizioni, congiuntamente indispensabili ad assicurare lo sviluppo delle zone arretrate, è stata ancora posta in opera da parte americana e da parte europea. Per ciò che concerne la politica americana, infatti, è bene ricordare come l'ammontare degli aiuti all'estero variasse di anno in anno, secondo gli umori del Congresso; nessuna certezza, quindi, per i paesi beneficiari, nè sull'ammontare del1a quota ad essi assegnata di volta in volta, comunque insufficiente, nè sulla natura ed il tipo dell'aiuto, l'uno e l'altra suscettibili di mutare per i più diversi motivi: situazione inter11a americana, situazione internazionale, situazione politico-parlanìe11tare nei paesi interessati. Troppe variabili, quindi, in una equazione sola, perchè si potesse sperare di giun-- gere a realizzare quella certezza che è invece il presupposto indispensabile per una efficiente politica di sviluppo economico e di espansione. Nè, dimostratesi inadeguate le assegnazioni del governo americano, a iitolo di aiuto economico e di assistenza, si poteva contare su una adeguata partecipazione del capitale privato. Un recente studio sugli investimenti privati americani all'estero, pubblicato dall'OECE, ha, infatti, dimostrato esaurientemente sia la considerevole diminuzione del loro volume globale rispetto all'altro dopoguerra, sia il loro particolare orientamento. Si è visto così che petrolio, miniere, industrie meccaniche e di trasformazione assorbono la maggior parte del capitale privato esportato; e che pertanto esso tende ad investirsi, di preferenza, in zone già industrializzate o ricche di materie prime. Lungi quindi dal dirigersi verso regioni sottosviluppate, il caBibloteca Gino Bianco

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