detti << partiti minori >> trova ben più intrinseca e vera e complessa ragione nel prezzo che la politica democratica da essi avviata ha comportato; e cioè la collaborazione con quelle forze di natura eterogenea e mal definita, alle quali abbiamo accennato, e con la loro politica incerta e contraddittoria nel complesso, ma a volte (e su alcuni punti sempre) ottusamente sopraffattrice, nei riguardi degli alleati non meno che degli avversari. Comunque, non sarà certo sotto le bandiere del fronte popolare che << potrà ricrearsi nel . .__ Mezzogiorno una forza democratica, distinta da quelle organizzate nei partiti socialista e comunista >> (ivi, pag. 11). Ed è pur vero che, nella decadenza della sua forza elettorale, la democrazia laica ha conservato nel Mezzogiorno non radi quadri di. così alto livello e preparazione, che nessuna politica meridionalistica potrebbe mai prescindere, se non altro, dal concorso della loro illuminata capacità critica. Ma il problema-base oggi è diverso. Sta il fatto che la democrazia laica · ha accumulato dal 1948 ad oggi un patrimonio di realizzazioni è di indirizzi, il quale, se non è ingente, è tuttavia la maggior ricchezza politica, concreta ed attuale, di cui il Mezzogiorno disponga: europeismo, liberalizzazione degli scambi, Cassa, lotta ai t;nonopoli, riforma agraria, riforma tributaria. Il problema è di consolidare e di incrementare un tale patrimo11io.La pace e lo svolgimento degli istituti costituzionali sono indubbiamente condizioni indispensabili di questo incremento. Ma una pace che non sia lo strumento per frustrare il processo di integrazione europea dell'Italia, e specialm~nte del Mezzogiorno; uno sviluppo costituzionale che sia di completamento, di espansione e di articolazione delle strutture democratiche disegnate dal 1948 ad oggi, per merito anche, se non soprattutto, della democrazia laica. La partecipazione delle masse meridionali allo svilt1ppo dello Stato democratico è un'altra condizione indispensabile al prosieguo di una valida e coerente politica meridionalistica. Ma una partecipazione che non significhi il rientro dalla finestra di quel pericolo comunista, che la l!emocraz1a italiana ha avuto il coraggio e la forza di cacciare dalla porta. Il fatto che al Congresso del Popolo Meridionale l'azione della sinistra democratica sia stata o ignorata o gratificata di asservimento allo straniero e alla D. C. è - col già rilevato, e paralizza1Jte equivoco dell'ispirazione comunista - un altro limite obiettivo del Movimento per la Rinascita, inteso come organizzazione e come fenomeno storico. Soprattutto è mancata un'adeguata valutaziol)e di quella impostazione europeistica, che, come Bibloteca Gino Bianco
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