Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

Verga, il Cajumi ha lanciato il suo anatema: <<la linea maestra della nostra storia letteraria tra la fine dell'Ottocento e i primordi del Novecento non passa per Giovanni Verga, bensì per Gabriele d' Annunzio >> (La Stampa del 19 aprile 1955). Si è visto assalire d'ogni parte, e ogni recensore del volume ricciardiano non ha potuto esimersi dal contraddirlo. E questo - in generale - non per il gusto di una polemica alquanto facile, bensì perchè proprio attraverso la confutazione del Cajumi si palesa la risposta a quanto ci si domandava più su: perchè la fama del Verga cresca, o, se si preferisce, perchè il Verga sia sempre più <<attuale». Nell'analisi, dunque, di ciò che è stato in letteratura dopo il Verga, e che porta per noi, in un modo sempre più evidente, l'impronta sua, occorre trovare il riscontro. obliato fino al novembre del 1919, quando uscì lo studio del Russo », così il Trombatore chiarisce il mistero: <<in realtà l'idealismo aveva solo preparato il terreno; e l'elemento determinante bisogna ravvisarlo invece nella guerra del '15. Quella singolarissima, logorante, interminabile guerra di posizione fu per i combattenti come .una vastissima esperienza collettiva e anonima in cui, insieme coi ricordi agiografici del Risorgimento, andò travolto il mit0 dell'Eroe e del Superuomo ». Poi, ci sia consentito di seguitare noi per il 'Trombatore, ci fu la breve parentesi ventennale del fascismo, quando il <<travolto mito dell'Eroe e del Superuomo » assoggettò anche il povero Verga: e ricordiamo per tutti il saggio di Bottai <<Verga politico » (in Studi verghiani, III, Palermo 1929) e la prefazione di Lina Ferrone al Dal tuo al mio - Epp-ure, nonostante- la-\ristità -del ~om- dell'ediz. Bemporad, in cui lo scrittore pito e la pressochè scontata felicità dei risultati, c'è stato chi h~ voltato le spalle e se n'è andato a cercare i perchè in lontane contrade; ma, come 'Ntoni Malavoglia, è tornato del tutto sprovveduto. Gaetano Trombatore, dimenticando di essere stato l'autore di discutibili, ma innegabilmente ingegnose osservazioni sullo scrittore in questione · (<<Arte sociale di Giovanni Verga» in Rinascita, marzo 1947), è sceso ora, in un articolo sull'Unità del 1S maggio u. s., a considerazioni e interpretazioni così puerilmente meccanicistiche - altro che marxismo! - da lasciare sbalorditi. Per spiegare le due stagioni della fortuna del Verga - quella del '19 e quella odierna - avendo constatato che, nonostante il saggio del Croce del 1903, lo scrittore siciliano .<<rimase quasi del tutto Bibloteca Gino Bianco siciliano finiva per diventare un « precursore». Nè pensiamo che le lodi che gli venivano da questa parte abbiano in qualche misura giovato alla sua fama ed alla sua diffusione; poichè anche le analisi critiche <<qualificate » ~- Pirandello, ad esempio, che pur aveva felicemente contrapposto il Verga <<scrittore di cose >> agli <<scrittori. di parole » - scadevano inevitabilmente nei panegirici d'obbligo: <<Il nuovo Governo d'Italia, costruttore,. nello stile del suo Duce fatto di cose e non di parole, perciò fa bene ad onorare oggi con questa celebrazione l'arte di Giovanni Verga, a cui i giovani (ed era inevitabile) ritornano ... ». Ma tutto questo non interessa il critico marxista il quale, continuando la sua <<interpretazione storica», ammette che alla scoperta del Verga abbia contribuito .. ~

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