Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

G10VANN1VERGA: Opere (a cura di Luigi Russo), Ricciardi, Milano-Napoli, 1955. All'inizio della sua monografia sul Verga - pubblicata in prima edizione nel 1919 - Luigi Russo si chiedeva perchè questo scrittore ancora non fosse popolare in Italia. Ed enucleava alcune valide e consistenti ragioni: a.l carattere idiotistico della sua arte; l'essere il Verga straniero al suo tempo e, più ancora, a quello immediatamente successivo; la sua antiletterarietà. Oggi, a più di 30 anni da quella data, chi si avvicina a questo autore sente di doversi porre il quesito del Russo, capovolgendolo. Un crescente interesse critico ha circondato l'opera del Verga, secondo l'antico vaticinio di Renato Serra; e in questa ascesa, la recente edizione del volurne del Ricciardi, nella collezione dei classici italiani (che contiene: Eva; Nedda; larghe scelte da Vita dei campi e dalle Novelle rusticane; i due romanzi; L'Opera del divino amore da Don Candeloro e C.i; La lupa e Caval~ leria per il teatro; una grossa scelta di lettere, fra le più significative; il capitolo scritto della Duchessa di Lcyra e i <<framRECENSIONI menti soppressi o rimaneggiati della prima redazione del Mastro Don Gesual- . do »), costituisce un elemento più che pregnante. Sepolti nell' oblìo i dissenzienti di secondo piano, come a suo tempo lo Scarfoglio, tutti i nomi più illustri della nostra critica letteraria - dal Flora al Momigliano, per parlare di quelli che inizialmente erano fra i più ritrosi - si sono progressivamente allineati su un pressochè unanime giudizio di valore, sì da giustificare l'attuale consacrazione. Non è dunque più il tempo in cui possa parlarsi, come faceva oppunto Scarfoglio nel suo Libro di don Chisciotte, del Verga come di uno scrittore che << si affatica a farsi uno stile proprio semplice e colorito e vivo insieme. Però lo sforzo è così chiaro, che questo stile diventa come un lungo singhiozzo, senza riposo, che fa pena »; ma ancora qualche franco tiratore si attarda su posizioni che era lecito considerare ormai superate: vogliamo dire il <<libertino» Arrigo Cajumi che, neanche in questa occasione, ha voluto smentire la sua fama di professionista di au contraire. Così, in mezzo al fervore ammirativo e alle vecchie e nuove <<scoperte» del [123] Bibloteca Gino Bianco

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