Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

*** Ritornammo nella nostra città con l'intento di metterci subito al lavoro. Era cominciato il mese di dicembre e occorreva approfittare dell'inverno per raccogliere nei paesi le testimonianze che ci servivano. In questa stagione la popolazione è tutta nelle case, nelle osterie, nelle botteghe, nelle • piazze. Per prima cosa, intanto, dovevamo compilare il progetto da mandare ad I. Passarono i primi giorni. Continuamente, come prima, vedevo l'amico, col quale si prendevano accordi per il giorno seguente. - Domani incominciamo - si diceva. Quel giorno, per una ragione o per l'altra, succedeva di rinviare al giorno successivo. Passarono in tal modo altri giorni con la medesima battuta: - Domani incominciamo. Come se una parte di noi fosse rimasta altrove, non ci riusciva di congiungerci per questo primo passo. Ad un certo punto, anzi, con una particolare delicatezza, incominciammo ad eludere, l'uno di fronte all'altro, il compito che ci eravamo assunto. In un certo senso, lentamente e inavvertitamente, incominciavamo a separarci. Pareva che sapessimo troppe cose insieme e allo stesso modo non per continuare ad intenderci, ma per iniziare il lavoro. A poco a poco, con qualche reazione e rinnovati propositi per l'indomani, fummo perfettamente riassorbiti nel clima, nei gesti, nei passi, nelle stanchezze del luogo. L'inverno era inoltrato. La sera, a volte, prendevo certe strade periferiche, sempre con l'idea dell'inchiesta, pensando ai fuochi di artificio in cui si consuma la piccola borghesia del capoluogo, a quell'ora chiusa nell"abitato, come in una goffa e arrugginita armatura. MICHELE PA:RRELLA Bibloteca Gino Bianco

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