tere farraginoso delle ideologie tradizionali, inadeguate per valutare la realtà quale oggi si presenta, con tutte le sue sollecitazioni e pressioni, fuori dalla rigidità degli scontri e delle soluzioni prestabilite. Parlando degli esperimenti comunitari, il inio amico << meridionalista >> ebbe modo di osservare che, nel nostro paese,"esperienze dal basso già vi erano state, e che i socialisti e· i repubblicani potevano vantare in alcune regioni la riuscita di imprese cooperativistiche e di associazioni dirette dei lavoratori, ancora oggi esempio di un'economia sagace e avveduta, di una operosa collaborazione, che hanno senza dubbio lasciato dei segni nelle zone interessate. Ma la pietra di paragone di tale discutere era costituita principalmente dal Sud. E G.· C. di nuovo disse che al punto in cui siamo si sarebbe potuto benissimo fare un albero genealogico della Riforma fondiaria, perchè i figli, i parenti <leilatifondisti espropriati o soggetti a scorporo, si erano in molti casi insediati sulle poltrone degli Enti addetti, in modo che la riforma restava in famiglia, come una nuova proprietà da amministrare e dividere opportunamente, a seconda delle circostanze. Il prof essore ascoltava con interesse e con una certa malizia, forse divertito all'idea di questa quadriglia che si balla nel Sud. - Mi mandi un articolo - disse. - Si prenda tutto il tempo che vuole, ma non se ne dimentichi. Uscimmo dal ristorante e ci avviammo lentamente verso la fabbrica. Un giovane ingegnere in tuta azzurra, un toscano biondo e compìto nei tnodi, ci accompagnò nei vari reparti: l'officina con le macchine utensili, le presse, i torni, la sala di montaggio, il collaudo e infine l'imballaggio che somiglia al circuito di una giostra. Scendevamo per le rampe pavimentate di gomma, e riprendevamo a salire da un'altra parte per quelle ringhiere, lentamente e fermandoci a parlare, come s~ salissimo in cima al paese, i n·ostri paesi aggrappati intorno ad una scala, che porta al castello o alla Chiesa Madre. Seimila operai erano già al lavoro nel primo pomeriggio, eravamo I l coinvolti anche noi nel rumore e nell'odore delle macchine, che allontanavano le immagini del paese, dei pomeriggi assolati e vuoti, col rumore r]elle mosche e l'odore delle botteghe. Le macchine hanno un odore fortissimo come l'umido dei boschi a prima mattina o dopo la pioggia. Esse pos~ono raccogliere intorno a sè un popolo civile e attento, arrivano dovunque a coinvolgere le antiche abitudini, la pigrizia, la miseria! La lotta è in questo senso, in questo tumulto. Bibloteca Gino Bianco
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