Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

.. stanza che guarda sul fiume, e poco dopo nella grande sala da pranzo, àove c'era una lunga tavola occupata da francesi, consumammo il primo pasto con le trote, che non furono meno apprezzate del vino e dell'eccel- ,1 lente servizio. Il prof. G., segretar~o della presidenza, ci aspettava il pomeriggio in fabbrica. Lo trovammo nel suo ufficio, sorridente e affabile, con la voce leggermente nasale e un fare tranquillo da abate che ispirava fiducia e invogliava a parlare. Esponemmo il nostro progetto. G. C. si soffermò sugli aspetti politici dell'inchiesta, e via via che parlava, pareva che gli anni passati nel piccolo capoluogo, i pensieri accumulati, il rigore degli studi fatti, quell'energia tutta morale di chi è cresciuto superbamente nella spirale dei propri convincimenti, trovassero uno sbocco felice a quell'ora e in quel luogo, quasi si trattasse di una scadenza preparata a bella posta. Io pure dicevo qualcosa; più che altro buttavo alcune idee come si possono gettare delle pietre in un cerchio d'acqua già rischiarata. In tal modo tutto rientrava perfettamente nel quadro che si era delineato, sia che parlassi dei Comuni, delle nos~rr. piazze, delle preture o di certi amabilissimi episodi elettorali. G. ogni tanto ci interrompeva, poi tornava ad ascoltarci con le mar1i incrociate sul petto, e sempre sorridente, come se già avessimo avuto modo di conoscerci da qualche parte. Prendemmo un caffè e ad un tratto il pro-- f essore telefonò al signor I., capo dei servizi sociali, e ad un ingegnere, perchè potessimo avere altri contatti e visitare minuziosamente la fabbrica. Il giorno seguente ci saremmo comunque rivisti a colazione per discutere ancora un po' dell'inchiesta, che, intanto, aveva quasi ufficialmente assunto il titolo di i.nchiesta sulle strutture politiche della Basilicata. Di ciò avemmo occasione di avvederci la sera, mentre stavamo seduti nella piccola hall dell'albergo. Si avvicinò un giovane ben bestito, presentandosi come, esperto in statistica, non senza rivelarci subito che la sua fiducia nelle statistiche non era assoluta, e ci chiese se fossimo noi quei signori che avrebbero dovuto fare un'inchiesta sulle strutture politiche di una regione del Sud. A casa, più tardi, ci guardavamo intorno nel salone che era occupato in ogni ordine di posti, c'era un'atmosfera confortevole, di tanto in tanto qualcuno scrutava, mangiammo in silenzio e alla fine accesi il sigaro passando il fuoco a G. C., dopo aver sorseggiato ancora una volta con fare abbocchevole quel vino asciutto e leggermente aspro. Bibloteca Gino Bianco

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