Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

di archivio pubblico, inesorabile e definitivo, che è un patrimonio comune e tutto me!}tale presso gli abitanti di quelle contrade. I Spesso con l'amico ci fermavamo su una collina alle propaggini della città, oltre il campo di bocce, dove si domina un'ampia parte della vallata, con il deposito ferroviario e una grande baracca con la parvenza di un impianto che doveva servire alla distillazione del carbone: un'industria fallita che era sorta tra l'entusiasmo di alcuni valentuomini del posto, azio11isti dell'impresa, i quali, poi, furono amaramente riassorbiti nell'orbita agricola delle rendite sicure, e dei meno temerari profitti del commercio. Convinti, dopo tale tentativo, dell'impossibilità di ogni sortita verso gli investimenti industriali. In quel semicerchio sopra la vallata, appoggiati alla ringhiera, vedevamo annottare, il tempo passava in un intenso confabulare, a volte interrotto da considerazioni sull'incremento edilizio della cittadina, sulle annose vicende del piano regolatore, senza trascurare di citare a modello della nuova architettura l'asilo per l'infanzia che assomiglia a un bunker e la chiesa nel rione sottostante che, nella perfetta forma circolare, è in tutto identica ad un enorme silos. Era fin troppo facile, in quella circostanza, parlare dell'ammasso delle anime, di questo crudo passaggio dalla concezione dell'ovile a quella più contemporanea e industriale della fattoria modello. Più tardi, all'imbocco del corso principale, eravaino ripresi in quella fiumana che ogni sera si trascina su e giù, lungo la strada, senza scampo; g-li amici, i conoscenti, gli estranei, con la medesima faccia di sempre, i rarissimi saluti appena accennati, tutti inesorabilmente in fila con l'immancabile dietro-front ai due estremi della via, ammassati e disciplinati, co11 I un'andatura a passi lenti, espertissima ed urbana. I portìci nella piazza della prefettura costituivano un'isola, dove di tanto in tanto ,approdavano i più stanchi e dove a lungo sostava una ristretta élite pronta al motteggio, al sarcasmo, ad un certo disprezzo sorretto dallà sicurezza dell'inutilità della vita. In questa sorta di tregua apparente, di dimenticanza, di ripetizione puntuale e meccanica, come se le giornate uscissero già confezionate e stampate allo stesso modo dei giornali sul banco dell'edicola, in quel grumo che si è formato quasi al centro della regione per via degli innumerevoli uffici e per lo scarso contatto con la campagna, spezzettatissima e caotica intorno al capoluogo, qui prendevano avvio i nostri discorsi sull'opportunità di Bibloteca Gino Bianco

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