Nord e Sud - anno II - n. 9 - agosto 1955

basta più. D'altra parte, i comunisti sono stati pronti ad approfittare delle circostanze che ad essi ha offerto il non semplice e non sempre chiaro atteggiamento della parte che in questi anni ha tenuto in Italia le maggiori responsabilità politiche e governative. Se pertanto si conferma che « la forza deteriminante della rinascita del Mezzogiorno è la classe operaia >> si aggiunge però che << condizione indispensabile (ne è) l'alleanza ... non soltanto con i contadini poveri del Mezzogiorno e delle Isole, ma con i gtandi strati intermedi delle città e delle campagne delle nostre regioni meridionali e delle Isole e anche con quei gruppi di borghesia produttiva del Mezzogiorno che sono stati fin qui schiacciati dai gruppi monopolistici ed agrari» (ivi, pg. 219). E siamo così giunti alla trasformazione dell'originario rigido postulato classista di Gramsci nella formula frontista che ispira oggi l'azione comunista nel Mezzogiorno. Sotto questa insegna il Mezzogiorno ha cominciato a mutare politicamente fisionomia, siccl;ièoggi il Partito Comunista non è più soltanto al Nord il secondo partito d'Italia. << Ci sono i votanti, uomini e donne, e la loro coscienza, la loro educazione politica, la loro cultura nuova e moderna, e le loro organizzazioni >> (ivi, pg. 113). Si è svolto, cioè, un processo largamente positivo di emancipazione delle plebi meridionali, specie nelle campagne, dall'inerzia clerico-feudale, dall'oppressione clientelistica, dalla corruzione della paura e delle elargizioni.. Un processo, in questa sua positività, di liberalizzazione della vita pubblica meridionale. Processo, peraltro, di cui non si riesce a veder oggi alcuno sbocco, alcuna possibilità di traduzione in una formula politica avente effettive possibilità di realizzazione. Ed è qui che si svela tutta la gravità di quella che è stata definita l' << ipoteca >> comunista sul rinnovamento in atto di così. vasti strati della società meridionale. Ci riferiamo innanzitutto - come è naturale - alla sostanziale antiJemocratìcità della posizione comunista. Alla quale non si ripara con la futile obieziorie che << quando si pongono i problemi politici sul piano della ricerca dei fini intimi delle azioni, si esce dal campo della ragione, e si finisce nei campo del tribunale delle streghe, dei roghi, nel campo cioè del processo alle intenzioni, che non è certo il modo di affrontare e risolvere i problemi politici» (ivi, pg. 125).. Crederemo allora, on. De Martino, in base a questo suo asserto, che Achille Lauro spenda davvero i suoi milioni, così come egli proclama, per la pura fede monarchica di cui arde? I fini ' Bibloteca Gino Bianco

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