.. nista in Italia, scaturita dalla considerazione (valevole ai tempi di Gramsci come ai nostri) che << il Mezzogiorno e le Isole costituiscono il punto più debole dello schieramento conservatore e reazionario italiano, nel senso che esso è il settore in cui più spontanea è la ribellione delle coscienze contro l'attuale sistema economico, sociale, politico>> («Atti>>, pg. 59). Considerazione che va integrata ed interpretata con la seguente e più espli~ cita form11lazione: « La lotta democratica meridionale influenza tutta la !otta nazionale per la difesa della democrazia. In un certo senso, essa somiglia ed ha i riflessi e le conseguenze della lotta di un territorio ' coloniale ' di fronte ai movimenti rinnovatori radicali nei paesi metropolitani >> (ivi, pg. 66). Quel che si persegue non è tanto lo sviluppo democratico del Mezzogiorno quanto << le consèguenze rivoluzionatrici » di esso; o meglio, << la lotta contadina e democratica dei calabresi, dei siciliani, dei lucani, dei pugliesi, dei sardi » è sollecitata in quanto « aiuta il movimento radicale del Nord a svilupparsi, ne amplifica il respiro, gli assicura forti e fedeli alleati». Per il resto, è assiomatico che << soltanto la classe operaia è in grac.iodi guidare le popolazioni del Mezzogiorno alla soluzione dei loro problemi » (ivi, pg. 219). Si tratta, insomma, di una speculazione politica; anche se è una speculazione politica di alto livello, che rientra nel quadro di una complessa visione generale. Esula da essa la convinzione di un valore autonomo della _posizionemeridionalistica, così viva in Guido Dorso; esula da essa quel pathos commisto di amaro dolore e di offesa dignità, in cui è la suggestione di una figura come Giustino Fortunato; esula da essa il senso austero dei valori civili, che fu proprio alla tradizione donde discese l'alto magistero di Benedetto Croce. È una impostazione che, nata dalla fredda e unilaterale valutazione di alcuni elementi della realtà italiana, chiede soltanto di essere accettata nella sua efficacia di formula eversiva. Il . suo frutto è un meridionalismo, per così dire, di complemento, tanto migliore quanto più irruento, alla guisa, appunto, dei movimenti dei popoli di colore. Qualcosa è tuttavia mutato dal tempo di Gramsci ad oggi. Di fronte alle difficoltà effettive della penetrazione rivoluzionaria in un mondo come quello contadino del Mezzogiorno· italiano; di fronte, oggi, ad una azione di governo che, comunque, è riuscita ad impostare in qualche modo la riforma della tradizionale struttura agraria del Mezzogiorno, il vecchio schema dell'alleanza fra operai del Nord e contadini del Sud non [8] Bibloteca Gino Bianco
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