Nord e Sud - anno II - n. 8 - luglio 1955

dizione >>invalicabile, li rendeva a volte succubi di uno schematico popu- • lismo, li illudeva di aver rifatto la faccia al mondo per essersi espressi in una lingua un' tantino più dialettale, « parlata » e plebea, d~ quella degli antichi modelli. Gravati dalla suggestione della critica populistica, tesi alla costruzione di un « paese delle tenebre >>non meno convenzionale del vecchio « paese del Sole», legati al cliché di una Napoli dei «bassi>> 110n 1neno compiaciuta e dilettantesca di quella di Sa11ta Lucia e dell' <<astro d'argento ~1, il rotocalco attendeva ed attende i << giovani scrittori » al traguardo, in agguato. Non si creda che tali considerazioni ter1dano a proiettarsi sul piano di una valutazione estetica complessiva (che sarebbe s~nza dubbio apriori- . stica), nè che esse vogliano sostenere che tutti gli scrittori di Napoli abbiano soggiaciuto a quei presupposti fallaci e parziali; e nemmeno che seguendo tali presupposti in nessun caso si possa fare opera d'arte. Era necessario, invece, chiarire il clima ed il costt1me culturale entro i quali questa lette- • ratura vedeva la luce, vedere a qt1ali pericoli e fraintendimenti i « giovani Gcrittori >>dovessero e debbano sottararsi, e quanti se ne siano effettivamente salvati: esporre, insomma, quale particolare significato e quale dimensione l'etichetta del neorealismo abbia assunto nelle pagine dei napoletani che parlano di Napoli. *** E partiamo dallo scrittore che meno chiaramente si ispira a questa poetica; che appare, anzi, sospeso giusto a metà, tra il cielo terso di Posillipo e Mergellina e quello più tenebroso e catastrofico della città miserabile, zeppa di disoccupati, lontana dal mare e rintanata nell'angustia morale e materiale dei <<bassi>>T. ra la Napoli zuccherosa e stucchevole dei tutori della <<dignità cittadina>>, e quella fanatica dei <<denigratori~> neorealisti, tra il paese delle canzoni e quello del rotocalco, ecco dunque insinuarsi una realtà letteraria ambigua e composita, paradossale e « brilla11te >>: ' la Napoli da elzeviro di terza pagina. Miseria sì, ma gaia, scettica e sorridente; o triste, ma in modo così eccessivo e parodistico da non esser pienamente credibile; sopportabile, comunque, e sopportata con una capacità sorniona di soffrire, con quel misto di autocommiserazio11e e di autoirrisione, di beffa e di malinconia, di lacrime e di canzonette, di ingenua furberia [93] Bibloteca Gino Bianco

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